Michele Di Mauro e G.U.P. ALCARO

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    DOMENICA 6 SETTEMBRE 2015 | 18.30 | 1h’

    LA PELANDA | FOYER 1

    teatro

    Nell’ambito di Fabulamundi. Playwriting Europe

    Confessione.

    (Confessione di un ex presidente che ha portato il suo paese sull’orlo della crisi)

    di Davide Carnevali
    con Michele di Mauro
    suoni G.U.P. Alcaro
    con il sostegno di PIIGS – Festival de Dramatúrgia sobre la crisi, Barcelona 2014
    Outis Tramedautore, Milano 2014

    Lo spettacolo Confessione di un ex presidente che ha portato il suo paese sull’orlo della crisi è interpretato da Michele Di Mauro. Confessione è un testo del 2012, che nasce in un contesto geograficamente lontano, ma in qualche modo socialmente prossimo a quello italiano. Nel periodo in cui vivevo a Buenos Aires, abitavo vicino al Congreso, il parlamento argentino, a pochi minuti a piedi dalla Casa Rosada -sede presidenziale- e dal neonato Museo del Bicentenario, che ripercorre la storia politica del paese dalla sua nascita ad oggi. La politica argentina è senza dubbio un argomento affascinante, così come affascinante è il suo più grande mistero: il Peronismo. Un’etichetta che unifica -ma solo nominalmente- politiche anche opposte, come quella che si fa in Argentina oggi e quella che si faceva negli anni Novanta; quella dei Kirchner e quella di Carlos Menem, il presidente che dal 1989 al 1999 ha plasmato l’immagine dell’Argentina pre-crisi. Un paese allora ricco, neoliberale, cool, che aspirava al modello etico ed estetico incarnato dal suo presidente. Un presidente che, senza che (quasi) nessuno se ne rendesse conto, portò il paese sull’orlo del baratro, e lo lasciò cadere. Un episodio della storia argentina che può insegnare molto all’Europa di oggi.

    In Confessione un ex presidente parla al suo popolo dicendo tutto quello che non ha voluto, potuto, o saputo dire durante il suo mandato. L’ex presidente si rivolge al pubblico come se si stesse rivolgendo alla corte di un tribunale popolare che lo deve giudicare. Lo spettatore si sentirà quindi letteralmente chiamato in causa, invitato a svolgere il compito che ogni evento teatrale implicitamente o esplicitamente gli richiede: l’esercizio dello spirito critico. In questo senso il teatro torna a essere politico: teatro per la polis, la comunità.

    Confessione è un’opera sul linguaggio.

    Sulla facilità nel confondere il linguaggio come strumento descrittivo e il linguaggio come strumento creativo.

    Sull’uso del linguaggio, e soprattutto sull’uso che il potere fa del linguaggio, nel creare un’immagine della realtà che sottilmente si impone sulle altre, e diviene immagine egemonica, e divenendo egemonica giustifica il proprio uso (o meglio: l’uso improprio) del linguaggio.

    Parassita della retorica politica (e dunque, in qualche modo, alla retorica teatrale), il discorso fluisce qui limpido, semplice, a partire dalla ricerca della parola che dica finalmente le cose come stanno, senza confondere.

    Ma è davvero possibile esprimere la reale realtà delle cose attraverso le parole? O non è forse il linguaggio stesso già la costruzione di una finzione, che inevitabilmente allontana dall’esperienza reale, nel momento stesso in cui pretende di comunicarla, analizzarla, fare luce su di essa?

    Quella dell’ex presidente è davvero di una confessione?

    O non sarà invece, piuttosto, un’altra storia inventata?

     

    BIOGRAFIA 

    Davide Carnevali (Milano, 1981) è un autore e teorico italiano. Si dottora in Teoria del Teatro presso la Universitat Autònoma de Barcelona, dopo un periodo di studi presso la Freie Universität Berlin, con una tesi dal titolo “Forma dramática y representación del mundo”. La sua ricerca si concentra sull’analisi di strutture drammatiche che si oppongono ai principi di coerenza derivati dalla logica classica, nell’ambito della drammaturgia europea contemporanea. Sviluppa attività di docenza, impartendo seminari di scrittura drammatica e teoria del teatro.

    Dal 2013 è parte del Comitato di Drammaturgia del Teatre Nacional de Catalunya e collaboratore di IT – Independent Theatre Festival di Milano. Inoltre è membro del consiglio di redazione della rivista catalana “Pausa”, e scrive per diverse riviste italiane e internazionali, occupandosi principalmente di teatro argentino, catalano, spagnolo e tedesco. È traduttore dal catalano e dallo spagnolo all’italiano.

    Come autore si forma con Laura Curino in Italia e con Carles Batlle presso la Sala Beckett di Barcellona; amplia i suoi studi in Spagna e Germania assistendo a seminari di Martin Crimp, Biljana Srbljanović, José Sanchis Sinisterra, Hans-Thies Lehmann, John von Düffel, Simon Stephens, Martin Heckmanns.

    Con Variazioni sul modello di Kraepelin si è aggiudicato nel 2009 il premio “Theatertext als Hörspiel” al Theatertreffen di Berlino e il “Premio Marisa Fabbri” al Premio Riccione per il Teatro, e nel 2012 il “Prix de les Journées de Lyon des auteurs”. Come fu che in Italia scoppiò la rivoluzione ma nessuno se ne accorse ha ricevuto il “Premio Scintille” del Festival Asti Teatro 2010 e il “Premio Borrello alla nuova drammaturgia” 2011. La prima parte del Dittico dell’Europa, Sweet Home Europa, è stata presentata nell’edizione 2011 del Festival Internazionale di Letteratura di Berlino e ha debuttato nel 2012 con una produzione del Schauspielhaus Bochum, e in forma di radiodramma per la Deutschlandradio Kultur; nel 2015 è stata allestita anche in Italia, prodotta dal Teatro di Roma, per la regia di Fabrizio Arcuri. Nel 2013 è stato incluso tra i 35 autori più rappresentativi della storia dello Stückemarkt Theatertreffen, che per l’occasione ha incaricato e sovvenzionato la scrittura della seconda parte del Dittico, Lost Words. Nello stesso anno ha vinto il “Premio Riccione per il Teatro” con Ritratto di donna araba che guarda il mare.

    Le sue opere sono state presentate in diversi festival e stagioni teatrali internazionali, e sono tradotte in catalano, estone, francese, greco, inglese, polacco, rumeno, russo, spagnolo, tedesco, ungherese.