TURBOLENZE

AGANIS: IMPRESSIONI VOCALI

di Chiara Ceccanello
Nella sua pratica del sound artist e performer Chiara Cecconello, il corpo è territorio acustico, orecchio esteso e materia vibrante che cerca modalità di abitare il mondo attraverso l’immediatezza dei suoni. I suoi lavori spaziano tra performance e installazioni sonore nelle quali vengono esplorate le relazioni tra suoni e luoghi, innescando polifonie tra udibile e inudibile. AGANIS è la performance quadrifonica immersiva per voci e live-electronics presentata a Short Theatre 2024 negli spazi dell’Angelo Mai. L’immaginario acustico richiama la presenza delle “anguane”, creature mitologiche delle Prealpi Venete, che incarnano l’essenza mostruosa e misteriosa del paesaggio. Il suono riecheggia sulle pareti delle caverne carsiche, sospeso tra umano e più-che-umano, suggerendo una profonda analogia tra la bocca umana e le cavità rocciose. Il testo che segue raccoglie accenti vocali, pratiche di ascolto, esercizi di sintonizzazione situate. Tutte le immagini sono realizzate e raccolte da Chiara Cecconello, durante il processo di ricerca sonora nei luoghi delle anguane.

✼✼✼

bruxa/mes/ti/fìn/naèla

PRATICA DI RICOLLOCAMENTO:
Per questa pratica è necessario individuare una soglia – come la bocca di una grotta.
Scegli un suono con la voce composto da una consonante percussiva – occlusiva (es. t, d, p, b) seguita da una vocale (a, ɛ, e, i, ɔ, o, u).
Ripetilo più volte mentre ti sposti dentro e fuori la bocca – della grotta.
Ascolta come il suono cambia quando la soglia viene attraversata
Scegli un punto preciso in cui fermarti.
Prendi posizione. Cambia consonante. Cambia vocale. cambia discorso. Ripeti.

—ottobre 2022—
Buso de le Anguane, Crespano del Grappa
45.84570548039641, 11.825826315443937

Nella valletta sottostante il Santuario della Madonna del Covolo c’è una piccola sorgente, detta “l’Acqua dei tre buchi”, perché esce da tre fori, vicino c’è anche la Caverna delle Guane, spelonca che è profonda a destra 4 metri e a manca, dove la grotta finisce in uno stanzone ricco di stalattiti, s’interna per più di 8 metri.
—Guida storica alpina di Bassano (Sette Comuni)

Imbocco il sentiero e inizio a camminare. È soleggiato. Dagli alberi si scioglie la neve che cade su muschi e foglie secche. Attraverso un ponte e cammino ancora, continuo a seguire il percorso. Il fondo valle si avvicina. Tra le piante intravedo una piccola porta arrugginita che nasconde una stanza. C’è all’interno una pompa dell’acqua, anche quella corrosa dalla ruggine.
Cerco di entrare ma posso, la stanza è allagata. Allora estendo la voce per vedere se lei arriva – CIAA—IE! La stanza riverbera. Mi risponde restituendomi la voce. Ripeto.

xafà/er/bischia

—gennaio 2023—
Grotta delle Anguane, Valdagno
45.62587599132137, 11.277485983483489

Un’anziana mi indica la strada dicendo: “Non entrare da sola, non fidarti”.
Due alberi caduti tagliano il sentiero. Li scavalco e procedo. L’anguana è vicina. È una bocca piena di saliva, d’acqua stagnante. È tutto verde e sudato.
Due passi più in là scorre un rivolo d’acqua che passa sotto un terzo tronco caduto. Percorro la sponda e poi vedo che lì in basso c’è una bocca nella roccia. Procedo, scelgo l’unico percorso possibile per me.
L’umidità delle pareti assorbe parzialmente i suoni, rendendo il luogo asciutto; il corridoio profondo è pervaso da un silenzio apparente. L’orecchio si allarga verso il punto in cui le gocce d’acqua cadono e formano piccole stalattiti, verso i suoni dei lavori stradali poco distanti, verso l’abbaiare dei cani delle prime case poco distanti dal buco nella roccia.

bruxa/mes/la/nès/poén

—marzo 2023—
Buso delle Anguane, Crosara – Marostica
45.77373047057008, 11.605132648584432

Guardo fuori, guardo dalla bocca – della grotta. Penso al detto in dialetto veneto “no stà sigàr come n’anguana” – che significa “non strillare come un’anguana”.
Perché quella voce, quel grido è negato, inudibile? Che spazio occupa? Qual è la sua urgenza?
Quando l’anguana strilla, c’è qualcosa o qualcuno disposta ad ascoltarla, a capirla?
Dall’inudibile, l’anguana grida. Come si muove la sua voce? Cosa dice? Chi chiama?
******ogni pratica si configura rispondendo a queste domande******
Inizio a chiamare. Una voce esce per toccare le pareti calcaree tutt’intorno; toccando le pareti le muove, scopre i bordi – rivela che lo spazio è il primo performer con cui può duettare.
Cercare il suono dell’anguana, ovvero la mia voce, posizionarla e riposizionarla.
Nella cavità rocciosa apro la cavità orale. La cavità orale diventa la cavità rocciosa.
Tocco stalattiti, mucose, minerali, ghiandole, granuli, ragni, papille.
È il racconto inattendibile di un viaggio.

Rilievo a cura del Gruppo speleologico CAI di Marostica.

tà/moia/l’mís/ponen/ta
ella/fìn/sur

—maggio 2023—
Buso delle Anguane, Crosara – Marostica
45.77373047057008, 11.605132648584432

  • Cerco il suo suono nei luoghi in cui abita.
  • Leggo in un cartello: “per entrare in grotta, segui le seguenti indicazioni:
  • non calpestare i millepiedi;
  • lascia i ghiri passare avanti;
  • non raccogliere né portare via: nulla è tuo e non esiste proprietà privata;
  • quando ti trovi in Sala Cammelli, non toccare le stalattiti;
  • nel laminatoio, fai attenzione a non sbattere la testa;
  • con le compagne tenersi sempre a portata di voce.

ti/so/mmi/
Ia/son

—giugno 2023—
C32, Forte Marghera – Venezia
45.4736181284411, 12.262700523440461
Buso delle Anguane, Corsara – Marostica
45.77373047057008, 11.605132648584432

Cambio spazio. Mi muovo tra la grotta e la sala prove. Qui torna una voce amica, quella di cui mi fido di più. Capisco che siamo sempre state più di una, ci siamo sempre ri-chiamate.
Anche l’anguana ri-chiama le sue alleate: Sirena, Eco, Pizia…
Questo spazio, dunque, non può che essere plurale, un coro: aganis.
aganis è un coro e uno spazio – un tempo con delle stanze.
È un’invocazione, un corteggiamento, un’ammonizione.
È una drammaturgia di richiami, un percorso a più voci – non si sa bene quante, perché si possono moltiplicare in ogni momento.

Oggi le voci sono più asciutte del solito. Sono esposte, fragili ma consistenti. Penso a quanto è raro ascoltare voci così. Quali sono le loro formanti? Come chiamano lontano? Dove si trovano? Ogni volta cambiano posto, cambiano punto di passaggio.

sol/la/cià/ma/gà/fam

PRATICA DI TUNING (invocando Pauline Oliveros):
Proponi un suono – un verso – un richiamo.
Sintonizzati all’unisono su un altro suono già presente.
Ascolta e basta.

—luglio 2023—
Buso delle Anguane, Crosara – Marostica
45.77373047057008, 11.605132648584432

Il richiamo va, si lancia senza sapere dove può arrivare, si apre a incontri e mutamenti. Quando lascia la cavità orale, è già in mezzo allo spazio.
Finalmente le voci si spostano fuori, convocano risposte di altre presenze-assenze – esistono verso le altre. Vengono plasmate, tagliate, spezzate, modellate da quello che incontrano nello spazio, nel canale. Contemporaneamente dentro la roccia e fuori dalla bocca, le voci si sporcano e cambiano corpo. In questa seconda cassa di risonanza la roccia umida assorbe le alte frequenze; le voci che perdono le formanti e tornano all’ orecchio già cambiate.
Inquinati dal rumore di fondo di un ambiente non neutro né pulito, i suoni vocalici si decompongono in quello della pietra, del calcare, delle gocce d’acqua nel terreno e, seguono un processo di mineralizzazione –riverberi, delay, sintesi granulare, sintesi sottrattiva.

—agosto 2023—
Argo 16, Marghera –Venezia
45.47181774534972, 12.25391933322509
Buso delle Anguane, Crosara – Marostica
45.77373047057008, 11.605132648584432

Perhaps this is because the intensity of language is nowhere as great as in the interjection, the onomatopoeia, and the human imitation of what is not human. Nowhere is a language more “itself” than at the moment it seems to leave the terrain of its sound and sense, assuming the sound shape of what does not-or cannot-have a language of its own […].
—Daniel Heller-Roazen, Echolalias

C’è uno spartito che si disfa nelle bocche. È fatto di cellule, stalattiti e incantesimi vocali. Di intervalli morbidi. È un movimento incrociato tra le cavità.

Ia/son/lae/ga/bís

PRATICA ECOLALICA:
Occhi chiusi – colloca i suoni circostanti.
Nominali.
Ospita nella bocca ogni specifico suono. Come si muove, qual è il timbro, il colore, l’intensità.
Cambia il nome.
Unisci i suoni e inventa una melodia – questo è il tuo nuovo nome.

—settembre 2023—
Teatro Comandini, Cesena
44.13710641749593, 12.250870361479716

Primi ospiti, primi incontri. Fibrillazioni.
Le stanze: intro — richiami — stalattiti — acqua — grotta — tiamat — outro

ti/jora/mis/ti/ama

—luglio 2024—
Buso delle Anguane, Crosara – Marostica
45.77373047057008, 11.605132648584432

La vista cede spazio agli altri sensi. Altri ospiti, nuovi corpi – piccoli piccoli e molto luminosi.
È possibile, qui, scegliere cosa illuminare, dal basso, dalla terra, dalla bocca. Scegliere cosa mostrare.

mi/ra/po/so/lo/mi/léo

—settembre 2024—
Angelo Mai, Roma
41.8785600486847, 12.496258206230678

e/l’a/qua?

✼✼✼

 


Chiara Cecconello è artista sonora e performer. Si forma tra Italia e Germania, intrecciando performance, studi musicali e ricerca teorica all’Università Iuav (Venezia) e all’Hochschule für Kunste (Brema). Nel 2021 si forma con la Societas al Corso di Ritmo Drammatico. Parallelamente lavora con artisti italiani e internazionali, tra i quali Ari Benjamin Meyers, Josephine Baan e Isabel Lewis. Ha presentato le sue performance in vari contesti, tra gli altri Errant Sound (Berlino) Festival Catalysi (Cesena) Short Theatre e Radio That Matters/fermento (Roma), Ocean Space (Venezia), BASE (Milano), Musik Installationen Nürnberg (Nürnberg).


TURBOLENZE è la sezione di CUT/ANALOGUE delle tracce, traiettorie, tragitti in forma di note, contrassegni, chiose dei/delle artist_. Assemblaggi agitati dalla creazione, diventano luogo di transito nello scintillio irrequieto e mescolato del fare.

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