TURBOLENZE

Bambin3 che mangiano i vermi

di Elena Boscariol

Il Proteus Anguinus è un corpo anguilliforme che ha evoluto i suoi sistemi sensoriali per adattarsi a un’esistenza in ambienti umidi e grotte. Sensibili alla luce, i suoi occhi nel tempo hanno sviluppato uno strato di epidermide che lo rende cieco e stimola gli epiteli sensoriali dell’orecchio interno. Il Proteus è diventato così ascoltatore di frequenze marginali, e una possibile chiave degli appunti teorici sparsi in questo documento di scrittura infestata.
Il testo prende la forma di una raccolta di stimoli e pratiche in diario, un archivio imperfetto di bambole riemerse dalle stratificazioni biologiche, metodologie di ascolto del più-che-umano e l’apertura di margini porosi come possibilità di archiviazione corporea. È tempo di sputare.

✼✼✼

Una larva eterna, troglobia, depigmentata e priva di metamorfosi si aggira in una grotta. È cieca, ma le vibrazioni del terreno e le onde sonore dell’acqua le sono familiari.
È viscida, mucosa, una cavità orale aperta e libera dal contenimento culturale. Un ectoplasma buio, materia umida e spettrale // l’essere spettro è materiale // chi lo dice che le mute delle cicale non ci possono accogliere nei loro fantasmi?
Ciò che è dentro o fuori dal corpo è socialmente regolato l’educazione al disgusto_una definizione di suoni e sostanze legittimante a emettere, spurgare, ascoltare.
Bocca, esofago, apparato digerente, stomaco, intestino e colon producono suoni fragorosi e sempre più solidi: la vergogna delle viscide membra, le sorelle sovversive.
Suoni corporei rendono masse ingombranti, fuori controllo, rimproverabili di aver evacuato del rumore. Corpo e spazio attivano zone di controllo tra cosa emettere e cosa udire, un’arena politica di ascolto selettivo.
Calatɜ tra gas e acqua, vischioso, poroso, membrana e slime, l’autocontrollo è diventato un insegnamento. Forme di contenimento governano la potenzialità dei grumi dei corpi, restringendoli nei confini della pelle.
L’epidermide, però, è pronta ad aprire i pori e dimostrare che lo slime non è solo dentro o fuori. La melma vitale si posiziona in quel confine_membra_resistente, come rete connettiva tra un corpo altro//umano e più-che-umano//
/ i confini del corpo sono osmotici [1] / densi di transiti spettrali / Rendono spettro attraversato dallɜ compagnɜ: superficie vischiosa e relazionale, in cui risonanze e riverberi compiono operazioni tutte liquide nella ricerca dell’altrɜ.
La sola cavità orale umida può essere spazio di accoglienza, una caverna di moltitudini risonanti. Il viscidume è potenziale.

Interstizi nella Grotta Tavaran Grando a Nervesa della Battaglia, foto di Tommaso Tobio.

 

Forse ascoltare con gli occhi del Proteus_attraverso quel velo che li ricopre aprendo all’udibile// non udibile. Rendere la grotta una camera anecoica in cui accettare il viscidume? Smaterializzare il corpo e ascoltare ciò che non le appartiene?
Rendere l’orientamento traballante, farlo cadere e rialzare per renderlo relazionale. Sbatterci e poi scappare, osservarlo dall’angolo buio della stanza per riuscire finalmente ad ascoltare.

Cercare “una specifica forma di «planetarietà», soprattutto rispetto al riconoscimento delle voci altre che abitano il mondo [2]” che permetta l’ascolto del non riconoscibile, dei fantasmi del più- che-umano che infestano queste mura.

Ricordo la mia prima nascita nell’acqua. Intorno a me una trasparenza sulfurea e le mie ossa si flettono come se fossero di gomma. Oscillo e ondeggio, su alluci privi di ossa, protesa a cogliere suoni lontani, suoni che orecchie umane non percepiscono, a vedere cose che occhi umani non scorgono. [3]

Alimentare lo scarto, ascoltare il residuo, la vibrazione dell’impercettibile nel suono meritevole di essere ascoltato // cos’è il valore? // incarnare ciò che non è stato conservato.
Come il Proteus disorientare // cominciare dalla turbolenza // forzare l’aderenza nell’infestare le divisioni ontologiche. Rendere il corpo una sostanza trasparente tra carne e protoplasma.
Vibrare nella terra in diagonale_lanciare ragnatele di slime dalle branchie_essere princess of slime
contro il contenimento culturale.

The appetite of the Princess of Slime is legendary, as her vortex head is not choosy about who it consumes. Their favorite tool is the projectile slime gun, which spurts hostile mucus, especially virulent in contact with chrome, which it corrodes mercilessly! [4]

Farsi archivio di secrezione, penetrazione ed espulsione nel margine poroso, nella densità di orridi orifizi. Non è possibile resistere all’apertura del corpo, al deposito e interscambio con ciò che c’è di più-che-umano a partire dai buchi bui.
Essere contenitore archiviante, imparare i movimenti e inciampare nell’affettività. Credere nei corpi-come-archivi, nel nostro corpo come archivio, viscidume coreografico in re-enactment abbracciato da istituzioni come luoghi membranosi di interscambio.
Tornare bambinɜ che mangiano vermi, rotolando nella stratificazione biologica della melma, nell’abisso della pozza d’acqua da cui riemergere come DollYoko dal lago di Midori-gaike, ripetendo:

All women are ghosts and should rightly be feared. [5]

Una porosità di corpi e materie vitali che risponde all’urgenza di riconoscere l’agentività del viscido, in un’ottica di intra-azionismo e compostaggio: vivere nel bel mezzo delle cose.
È necessario sputare per ri-materializzare il sociale, fare forma con l’informe, ascoltare il non udito. Un movimento al margine, un bracconaggio tra le righe fatto di inciampi, affetti, cadute rovinose nei grovigli magici e infestanti.

Interstizi nella Grotta Tavaran Grando a Nervesa della Battaglia, foto di Tommaso Tobio.

 

SPUTARE RELITTI ALIENI
Lexicon melmoso

Il lexicon che segue vuole esplorare le parole che la grotta espelle dalle pieghe, suggerisce di metterci davanti a ogni orifizio in attesa dell’emissione. Spruzzi di termini nel loro senso-e-non/senso, nelle loro aperture poetiche. Vuole guardare i relitti provenienti da orifizi aperti, in dialogo con le individualità liquide che attraversano il testo: appunti, riferimenti e pensieri si intrecciano nella volontà di contaminare la definizione da glossario.

/slime/
Idrogel. Sostanza gelatinosa, invisibile ma ingombrante nel disgusto. Può farsi membrana, inglobare, creare zone di contatto, sabbie mobili di melma. Spazio di negoziazione attratto dal virulento.
Lo slime si muove, muta, non è mai uguale a sé stesso, non si ripete, ma lascia traccia nella sua aderenza alla superficie nel passaggio. È una pratica, una condizione improvvisa. Slime è come uno stare nel bel mezzo delle cose.
Melma primordiale, protoplasma appiccicoso che spaventa i marinai come le distese di sargasso hanno divorato e abbracciato imbarcazioni. Lo slime a volte è creatura degli oceani, ciò che abbiamo di più mostruoso. “[…] lo slime è un cemento invisibile […]”. [6]

/confine/confine osmotico/
Contorni, tracce sulla superficie estesa del corpo, confine labile e plasmabile, una piega viscida e porosa in cui entrare, uscire, o stare nel mezzo. Piccoli pori, orifizi che accolgono e rilasciano. Siamo forse creature archivianti di slime? Possono i nostri corpi archiviare?
«[…] very often I ask myself why should our bodies end at the skin or include at best other beings, organisms or objects encapsulated by the skin?
[…] body images are capable of accommodating and incorporating an extremely wide range of objects and discourses. […] for example, clothing jewelry, other bodies, objects, texts, songs etc… all this may mark the body, its gaits, its postures, its talk, its discourses, its positions, etc., temporarily, or more or less permanently». [7]

/spettro/
Ectoplasma di materia buia su cui inciampare, sbattere, una radice che porta a cadere nel corpo dell’altrɜ. Una trasparenza ingannevole e bagnata, una secrezione e un luogo di interscambi di densità. Lo spettro può transitare ed essere attraversato, raffreddare, rimodellarsi in un corpo altro, lasciare traccia come slime.
Fantasmi sono le donne di Francesca da Rimini, il riemergere da una trappola bagnata nel fondo del lago per vendicare, inumidire, ammuffire le pareti, invadere di viscidume spettrale.
«[…] an amorphous, milky secretion, neither vapor nor liquid, radiating with a moon-like glow. […] it is both a posthumous residue and an embryo of the future. Pre- and posthuman, ancestral and apocalyptic, never-born and undead, ectoplasm is a body that travels through time». [8]

/intra-azione/
Intra-attività, assemblaggio/separazione e compostaggio più-che-umano. Intra-azione è convulsione, sovversione, profonda relazione di esistenza e trasformazione.
Parola chiave del realismo agenziale di Karen Barad, non interazione ma intra-azione.
Le agency si distinguono in modo relazionale, nei loro entanglement reciproci. Una nuova visione del concetto di causalità, una sovversione della retorica nei nuovi materialismi: «[…] un viaggio immaginario simile a quello con cui gli elettroni esperiscono il mondo». [9]

 

[1] Xavier Le Roy, Self-Interview//2000, in Dance, edited by Andrè Lepecki, Documents of Contemporary Art, The MIT Press, 2012 p. 129.
[2] Brandon LaBelle, Giustizia acustica. Ascoltare ed essere ascoltati, trad. it. P. Di Matteo, NERO Editions/Short Books, Roma 2023, p. 19
[3] Anaïs Nin, La casa dell’incesto, trad. it. M. Caronia, Feltrinelli, Milano 2017, p. 8.
[4] VNS Matrix, Bad Code. https://vnsmatrix.net/projects/bad-code
[5] Francesca da Rimini, Ghost Manifesto. http://subsol.c3.hu/subsol_2/contributors/dariminitext.html
[6] Susanne Wedlich, Vischioso, Storia naturale dello slime, illust. M. Rosenlehner, trad. it. T. Isabella, nottetempo, Roma 2023, p. 15.
[7] Xavier Le Roy, Self-Interview//2000, cit., p. 129.
[8] Laura Tripaldi, ECTOPLASM FEMINISM, Notes on the materiality of ghosts, NERO, 5th April 2024, https:// www.neroeditions.com/ectoplasm-feminism/
[9] Karen Barad, Performatività della natura, quanto e queer, a cura di E. Bougleux, prefaz. L. Borghi, trad. it. R. Castiello, Edizioni ETS, Pisa 2017, p. 65.

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Bambinɜ che mangiano i vermi è una casa infestata, un testo composto a partire da costellazioni teoriche che illuminano le facce della vischiosità. Il saggio di Freddie Mason, The Viscous: Slime, Stickness, Fondling, Mixtures (Punctum Books 2020) è stato la piattaforma luminosa su cui riflettere ed esplorare paludi di slime.

Immagini: nella casa in cui vivo, quando parlo di grotte finiamo sempre per guardare le foto della Grotta Tavaran Grando. Tommaso Tobio ha scattato molte foto, e mentre scrivevo l’articolo ci siamo res3 conto di vederci dentro una marea di orifizi.

Interstizi nella Grotta Tavaran Grando a Nervesa della Battaglia, foto di Tommaso Tobio.

 


Elena Boscariol si forma nell’ambito degli Studi performativi e di genere nell’Università Iuav di Venezia. Da un interesse verso l’archiviazione effimera, oggi la sua ricerca si muove sulla fabulazione di archivi sonori annegati tra suono e fantasmi. La sua pratica performativa esplora le possibilità della cavità orale tra suoni gutturali, voci piegate e growl nelle foreste invase di spiriti.

Tommaso Tobio è un fotografo e artista visivo formato in Comunicazione e Nuovi Media all’Università Iuav di Venezia. La sua ricerca visiva si concentra sulla resa in-materiale di immaginari e interspazi astratti, conservati nelle memorie affettive e nei terreni di gioco comune.


TURBOLENZE è la sezione di CUT/ANALOGUE delle tracce, traiettorie, tragitti in forma di note, contrassegni, chiose dei/delle artist_. Assemblaggi agitati dalla creazione, diventano luogo di transito nello scintillio irrequieto e mescolato del fare.

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