Alla fine della scorsa edizione abbiamo cominciato a disegnare questa quindicesima, immaginandola come una festa di passaggio, come un’occasione per tessere dei fili di questi anni, cercando indietro nel tempo e nel presente – che sono poi la stessa cosa, nel loro riverberare – e trovandoci a ragionare su qualcosa che doveva essere l’inizio di un archivio, un catalogo ma non un semplice catalogo, una concatenazione di pensieri, una mappa colta nel suo comporsi – discorsi come fiumi, sguardi come piazze, forme dello stare, insieme.
Nei primi mesi della inaspettata emergenza sanitaria e sociale che ha invaso questo 2020, abbiamo oscillato dall’idea di dover sospendere la realtà di questa edizione, di inventare altre forme per cui potesse manifestarsi, di farne ad esempio una versione ‘cartacea’ – prendendo così da un’altra parte ancora l’idea di un archivio di discorsi: non una semplice rinuncia di fronte all’assenza dello spettacolo dal vivo, ma il rilancio di una possibilità in cui fermarsi a pensare e a guardare, in un altro modo, ancora ma diversamente.
Poi abbiamo intravisto la possibilità di esserci e di poter riaccogliere e ricomporre anche quest’anno la comunità di artist_, pubblico e operatori/trici che sono e fanno Short Theatre. E allora, nel rispetto delle regole e delle condizioni che questo periodo emergenziale ci chiede di seguire, l’impianto del festival resta inalterato, anche se articolato diversamente: attraverso un respiro ampio, si dispiega in uno spazio più largo, in un’atmosfera più morbida e rarefatta.
Sarà quindi ancora una volta – la quindicesima! – ritrovarsi per cercare i gesti e le parole per manifestarsi, ritrovarsi, a sé stess_ e gli/le un_ con gli/le altr_, e immaginare già le prossime: le future, quelle che sentiremo più vicine, e che ancora non conosciamo.
E saranno i linguaggi, dalla performance al teatro, dalla danza alla conversazioni, alla musica, ad animare la nostra comprensione di questo presente. Si rinnovano alcuni progetti in forme inedite, come l’incontro tra Panorama Roma e Fabulamundi, e poi i Progetti in Residenza che ci accompagneranno per tutta la durata del festival, e la Controra, un tempo musicale che quest’anno sarà ancora più prezioso, dovendo rinunciare alla sua temperatura sovversiva e coagulante. Anche quest’anno l’apertura del festival è negli spazi di WeGil, il Tempo Libero dei laboratori al Teatro India, e poi la programmazione alla Pelanda e al Teatro Argentina.
Le righe che state leggendo sono le prime di un catalogo che raccoglie tutte queste intenzioni e derive: l’idea di una concatenazione di pensieri e discorsi che ci faccia riattraversare i primi quindici anni di Short Theatre, e poi tentativi di svolgere l’interpretazione di un presente così spiazzante, in dialogo con gli/le artist_ e con tutte le persone complici che abitano e vivono il festival. Abbiamo sentito il bisogno di rivolgerci agli/lle artist_, coinvolgendoli attivamente nella costruzione del racconto del festival, chiedendo loro di prendere parola non solo attraverso i propri lavori ma anche condividendo con noi le risposte ad alcune delle domande che hanno accompagnato la preparazione di questa edizione. A raccontare il festival, così, sarà proprio il coro di voci e corpi che lo attraversano, che lo animano e lo compongono, in una trasmissione di parole e immagini che vorremmo si faccia, questa sì, contagiosa.
Una delle pratiche a cui siamo più affezionat_ è la scelta del sottotitolo. Una frase, una parola, cui affidavamo il compito di raccontare l’articolazione dell’edizione, di condividere l’atmosfera in cui ci sentivamo avvolti nella sua fase finale di preparazione. Non un tema, non un titolo, ma una traccia, la condensazione di un atto collettivo di creazione e di cura. Di fronte alla complessità enorme di questi giorni, scegliamo questa volta la strada della sottrazione, occupando diversamente lo spazio del dire. Questa edizione di Short Theatre non sarà accompagnata da un sottotitolo, provando a far sì che sia la rarefazione dei segni, piuttosto che il suo moltiplicarsi, a liberare ancora altri significati.
Il catalogo che andrete ora a sfogliare contiene il risultato di questo dialogo: con gli/ le artist_, teoric_, curat_, attivist_, critic_, alcun_ che conoscevamo già, qualcun_ conosciuto proprio grazie a questa occasione. I testi di presentazione del programma, così come gli interventi teorici sono frutto di conversazioni, reali o immaginarie, dirette o indirette con il gruppo di persone che quest’anno è Short Theatre 2020. Conversazioni che hanno a che fare con il tempo, con le geografie affettive e spaziali in cui si colloca il nostro fare, e con tutte quelle cose, persone, immagini, temi, pensieri che vi ruotano intorno e che lo nutrono. Conversazioni che nel farsi del festival accadono sempre, normalmente, e che oggi rivendichiamo come nostra pratica guida.