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Parigi 1881. Sarah Bernhardt veste i panni di Margherita Gautier ne La dame aux camélias. Interpretando il ruolo della donna che muore di consunzione, inizia a tossire in modo drammatico. Istantaneamente una corrente di colpi di tosse si diffonde nella sala per diversi minuti e nessuno è più in grado di sentire le parole della grande attrice. Il pubblico, preso in un circuito simpatico, in un flusso di contagi che attraversa i corpi, è avvolto in un’atmosfera che sintonizza esseri, umori, cose.

Radical Sympathy è il titolo di questa nuova edizione del festival. Short Theatre 2023 traffica con una parola familiare che ha una vita piena di storie, increspature filosofiche e usi strumentali — simpatia. La convoca per decostruirne l’enfasi sentimentale e guardare all’attrazione erotica e magnetica tra i corpi, alle interdipendenze che (dis)accordano le materie, provocando azione e reazione, ancora azione e mobilitazione. Un sentir-si vicendevole per porosità, scambio di fluidi, temperamenti e temperature, dal molto piccolo all’atmosferico, seguendo inclinazioni gravitazionali che lasciano tracce di complicità tra mondi distonici o fatalmente altri.

La morfologia della città che emerge dal contatto con il festival è fatta di smarginamenti, prevede l’esperienza dello spostamento, della reciprocità tra presidi culturali e luoghi non deputati alla scena, suggerendo altri ritmi nell’andare: dal Teatro della città al parcheggio sotterraneo di un centro commerciale di una prima periferia residenziale; dalla monumentalità classicheggiante di un ex-acquario adiacente la stazione all’erbosa collina artificiale fatta di cocci nella zona portuale dell’antica Roma; dai quartieri alla foce del Tevere, con il suo sbocco sul mare, alla riapertura di uno storico teatro istituzionale, in una delle arterie principali del centro. È il modo di coltivare un’idea di festival come concertazione larga, panoramica, stratificata, nella temporalità asimmetrica delle giornate di settembre, dove convergere nel tocco di un’euforia svagata.

In programma creazioni per figure sole si alternano a lavori corali. In entrambi i casi, il luogo del teatro – una scatola nera, un prato, la strada, una stanza per l’ascolto – è lo spazio dell’immaginazione in cui allenarsi a uscire dal soggetto, e a esperire con, senza pretesa di sentire come lɜ altrɜ. E – fuori dalle ingegnerie del dominio che filtra in ogni tessuto, secondo geometrie d’azione sempre più complesse e inespugnabili – la scena persiste nel mantenere aperta la possibilità di imbastire affinità proprio lì, dove prima non esisteva nulla. L’intuizione praticata è quella di restar saldɜ, perseguendo minutamente una radicalità del sentire che, non prevista e mai scontata, corroda le asfissianti architetture dell’esistente. In questa edizione, lo spazio si pervade di pensieri e posture fuggitive, che rivendicano il diritto di essere- con-la rabbia – come ci trasmettono le ricerche estetiche e politiche delle culture nere. Poetiche dell’opacità che lavorano per decostruire i paradigmi imposti (dalla bianchezza), per salvaguardare l’irriducibilità del senso. Perché non tutto sia trasparente, immediatamente comprensibile, conquistabile, equivalente. Tattiche linguistiche che assumono lo sghembo, il rimosso, il grottesco, il doloroso come forma primaria di auto-evidenza, e come testimonianza di un’esistenza che rifiuta ogni forma di assimilazione, coltivando sensibilità, godimenti, cedevolezze, prossimità che ri- tracciano l’essere insieme, fuori da schemi assertivi sempre più vacillanti.

Come l’inchiostro simpatico che porta a emersione qualcosa di nascosto ma già-da-sempre lì presente, nel festival affiorano accordi latitanti ed erranze radicate nell’adesso. Simpatia — è qui un percepire calamitante, impersonale, simile alla gravità, che porta le cose esterne a entrare, a confondere le acque, e a uscire per partecipare a nuove ondate di incontri. Un travaso di stati in un incessante dentro-e-fuori. La simpatia è radicale, perché è oltre noi, perché ci attrae in un altrove del giudizio, nell’accoglienza dell’insolito.

 


 

Ligia Lewis ∴ Eli Mathieu-Bustos ∴ Fred Moten ∴ Justin Randolph Thompson
Mackda Ghebremariam Tesfau’ & Marie Moïse ∴ Silvia Calderoni & Ilenia Caleo
Lorena Stadelmann ∴ BABY VOLCANO + Hoellypop ∴ La Diferencia
Alessandro Sciarroni ∴ Silke Huysman & Hannes Dereere ∴ Fanfulla 5/a: GTAIE + Côte d’Opale
Romeo Castellucci / Socìetas ∴ Sofia Jernberg ∴ lacasadargilla ∴ Robyn Orlin
Nadia Beugré ∴ Eva Geatti ∴ Chiara Bersani ∴ BLCKEBY + Mystique
Habillé d’eau / Silvia Rampelli ∴ Daria Deflorian ∴ Théo Mercier ∴ François Chaignaud
Agnese Cornelio & Massimo Carozzi / ZimmerFrei ∴ Diana Lola Posani
Fabulamundi New Voices ∴ Zaccone & Silvi / Leap ∴ Radio That Matters & Guests
Gruppo UROR ∴ Sara Leghissa & Maddalena Fragnito & Marzia Dalfini ∴ PAC
LOCALES / If Body 2023 ∴ Pauline Curnier Jardin & Feel Good Cooperative
Fabiana Iacozzilli / Cranpi ∴ SINCE crew: EQUOHM + Yulia Kachan ∴ DA.RE. dance research ∴MERENDE / Industria Indipendente + Louisa Youski + Cakes da Killa ∴ Nacera Belaza
Francesco Marilungo ∴ Vera Di Lecce ∴ Pescheria crew
Martina Gambardella / BPPD ∴ Accademia di Belle Arti di Roma
Studi e Politiche di Genere – Master I livello Roma Tre ∴ Short Books / NERO Editions


PRISMA
COMPLAINT, A LYRIC.
LIGIA LEWIS NELLA CITTÀ DI ROMA

È possibile una coreografia fuggitiva? Una scrittura del corpo in procinto di fuggire, continuamente, dalle diverse strategie di cattura?
Capace di rendersi imprendibile alle misurazioni dello sguardo universalizzante bianco?
 
Alla coreografa e artista visiva Ligia Lewis è dedicato PRISMA 2023, il progetto espanso di rifrazioni che offre alla città l’attraversamento dell’opera di un’artista internazionale. Complaint, A Lyric connette una serie di azioni dell’artista per indagarne la produzione coreografica, la sperimentazione audiovisiva e la riflessione estetica e politica. Nella sua permanenza a Roma, Ligia Lewis entrerà in contatto con diversi strati della città, attraverso un workshop intensivo rivolto a performer e artistɜ in formazione, e un appuntamento con l’associazione CivicoZero, per praticare insieme le geometrie della reciprocità.
 
Ligia Lewis esplora le tracce spettrali della Storia e le nuove oliate ingegnerie del dominio. All’incrocio tra danza, teatro e arti visive, tesse scritture sceniche intrise di colore, bisbigli inaccessibili e lamentazioni, mescolando riferimenti al basso materialismo del corpo, richiamo comico nel seno del tragico. I suoi lavori procedono per incrinatura della forma, scomponendo – strato dopo strato – il movimento. Mantenendosi estranea all’idea d’integrità corporea, che non riguarda le persone nere, considerate sempre più carne che corpi, Lewis procede secondo una tattica di dis-assemblaggio compositivo.
 
Tutta la sua ricerca degli ultimi anni interroga il morire, a partire dal fatto che non tutte le morti sono uguali, che esiste una morte che sorpassa quella fisica, già-da-sempre attaccata a certi corpi. Insiste fino a toccare un punto irriducibile al lutto, ed è lì che il suo compianto si fa anti-catartico, perché non c’è nulla da riconciliare.
 

RECIPROCITY

Appartenenze, provenienze diffuse e saperi scambiati attraverso pratiche corporee, innesti narrativi, universi ludici.

RECIPROCITY attiva la creazione di “spazi pedagogici” gratuiti non intesi come collaterali al fare artistico, ma come occasioni per ripensare le condizioni stesse della trasmissione di conoscenza, all’intersezione tra arte, performatività e pedagogia. L’attenzione dell’edizione 2023 è rivolta a gruppi di giovani e adolescenti e alla creazione di ambienti condivisi in cui la disabilità è al centro della pratica come elemento critico e creativo.

ANTICIPATION OF THE NIGHT

La trasmissione di saperi e la relazione tra estetiche, performatività e sapere critico sono al centro di Anticipation of the Night, spazio discorsivo gratuito che si attiva ogni giorno nel tardo pomeriggio attraverso conversazioni, presentazioni di libri, lectio magistralis, momenti informali. Gli incontri espandono le forme della riflessione attraverso il dialogo con lɜ artistɜ, ricercatorɜ, teoricɜ, esercitando l’intreccio tra filosofia, politiche dell’ascolto, letteratura e pratiche curatoriali.

SHORT BOOKS

Short Books è la serie editoriale nata da NERO Editions e Short Theatre, rivolta all’intreccio tra estetica, pensiero critico e pratiche performative. Traduzioni di testi stranieri, a cavallo tra teoria e critica d’arte, miscellanee di scritture critiche uscite su
vecchie riviste o cataloghi fuori produzione, saggi brevi originali.

Il 2023 vede l’uscita di due nuovi volumi: la traduzione di un saggio originale sul concetto di Giustizia Acustica di Brandon LaBelle e la raccolta delle poesie che Fred Moten presenterà al Teatro Argentina, pubblicate per la prima volta in Italia, e due testi critici sul suo lavoro.