Laboratorio di Autodifesa Transfemminista:
scoprire l’autocoscienza combattente
a cura di Marika Marianello x MERENDEXSHORT
15 settembre | 17:00–18:30
Angelo Mai
Il laboratorio è rivolto a donne, persone trans, intersex, non binary, agender.
Il laboratorio propone un assaggio di Autocoscienza Combattente come pratica corporea permanente che insegna a muoversi nello spazio senza “chiedere permesso”, con rinnovata consapevolezza, con nuova forza, chiarendo l’intenzione e alimentando il desiderio di emancipazione nella lotta della quotidianità, nei conflitti, nelle relazioni, nell’amore di sé.
A differenza dell’autodifesa classica, la quale sottende una visione patriarcale — binaria — di supremazia maschile, che come un enorme mansplaining continua a confinare le donne e le altre soggettività nel ruolo di eterne vittime, e a perpetrare il Mythos della forza virile — verticale, fulminante degli dèi greci che risiedono nell’Olimpo del privilegio —, la forza mitopoietica da cui trae ispirazione il concetto di autodifesa transfemminista è quella delle Amazzoni guerriere, piuttosto, che a quel Mythos greco, violento, alla base del pensiero moderno cosiddetto occidentale, diedero feroce battaglia; quella delle donne nere che nelle Americhe lottarono contro il sistema schiavista coloniale bianco, o per il diritto di voto, o per le cure sanitarie; quella di chi è costretta a lottare e morire per le acque dei fiumi o le terre inquinate; la forza rivoluzionaria delle donne curde della Jineolojî nel Rojava, e di chi ci ha preceduto permettendoci oggi di prendere parola forti di tutta quest’eredità epistemologica.
L’autodifesa transfemminista non si limita a costruire scenari di violenza stereotipati pensati proprio per non intaccare il carattere sistemico e strutturale della violenza patriarcale: piuttosto si prefigge l’obiettivo di schiudere orizzonti e aprire strade che portino all’esplorazione e alla scoperta di sé e di altri generi di forza oltre quella sin troppo nota che vuole annientarci, che poi è la stessa che dice di volerci “proteggere” e “difendere”.
Vedremo che essa non è che il punto di partenza di un processo dialogico continuo e collettivo, un corpo a corpo, deduttivo-induttivo, teorico-pratico, riflessivo-esperienziale, che mira alla piena autodeterminazione e impoteramento e realizzazione di un sé individuale e comunitario, ovvero un processo che una volta innescato diviene persistente nel tempo così come l’esigenza di decostruire la violenza patriarcale e coloniale di cui siamo tutt3 parte, anche agente.
Apriremo con tecniche di radicamento e di base, di esplorazione solida e presente della propria postura, della propria guardia, dello spazio e del tempo circostanti attraverso il corpo al ritmo di un unico respiro. Giocheremo con tecniche di liberazione, sbilanciamenti e cadute, riscoprendo il contatto corporeo come dispositivo sensoriale d’apprendimento, e infine lanceremo calci, ginocchiate e gomitate per incanalare la nostra rabbia, dandole voce.
INFO PRATICHE
- Durata: 60/90 minuti
- Cosa portare: il corpo, comodamente abbigliato (pantalone/-ncino, maglietta, calzini o scarpe da ginnastica dalla suola preferibilmente fina), una borraccetta d’acqua, l’ascolto e il desiderio.
- Il laboratorio accessibile a persone con disabilità. Comunicaci eventuali esigenze nella mail con cui ti iscrivi al laboratorio.
Il laboratorio è parte di MERENDEXSHORT—VISCOUS POROSITY
I laboratori di Short Theatre 2024 sono gratuiti. Per partecipare è necessario iscriversi inviando una mail a shorttheatrefestival@gmail.com, indicando in oggetto il titolo del workshop e nel corpo nome, cognome, numero di telefono e qualche riga di presentazione. Le prenotazioni verranno accettate fino a esaurimento posti.
Marika Marianello (lei/she) è insegnante, traduttrice, massaggiatrice, professora de Capoeira.
Durante gli anni della sua formazione nelle arti di movimento combattente ha partecipato, come discente e come formatrice, a innumerevoli eventi, stage, summer school, convegni e incontri legati al mondo dello sport (concepito e impiegato come strumento dal basso di socializzazione, inclusione, autodeterminazione, emancipazione e aggregazione sociale); dell’educazione motoria infantile (con pratiche di indoor e outdoor education che mirano ad abbattere barriere sociali e visioni abiliste); della Capoeira e alla sua diffusione, in Italia, in Europa e in Latinoamerica. La sua traiettoria è sempre stata accompagnata e arricchita dallo studio di altre discipline, dalle danze afrobrasiliane come il Samba alle arti e filosofie orientali come lo Yoga e il Taijiquan. Negli ultimi anni si è focalizzata e specializzata nello studio di tecniche di autocoscienza corporea e autodifesa personale femminista e transfemminista come pratica di (de)costruzione identitaria e di liberazione dalla violenza sistemica e strutturale.