7 settembre | h 18
WeGil – Piscina
lectio magistralis
1 h
in inglese con traduzione simultanea in italiano
introducono Ilenia Caleo, Serena Fiorletta e Isabella Pinto
Short Theatre 2019 vede inaugurare un nuovo centro di vita del festival: i primi due giorni del festival si svolgeranno negli spazi di WEGIL. Lo storico palazzo di Trastevere riaperto dalla Regione Lazio al pubblico, con le sue forme razionaliste ideate dall’architetto Moretti nel 1933, incontra il presente della città e fornisce al festival lo spunto per riflettere sull’eredità architettonica del ventennio fascista e quella – forse mai davvero risolta – del colonialismo italiano. Una nuova possibilità che ha acceso delle domande: che responsabilità incontra una pratica curatoriale nell’insediarsi in un luogo così pregno di significati, e come affrontarla?
Nasce dalla riflessione sull’incontro tra il pensiero femminista e quello decoloniale il pensiero della politiloga e militante femminista Françoise Vergès, attiva insieme ad Kader Attia nel collettivo artistico Décoloniser les arts, che terrà un talk il 7 settembre in collaborazione con il Modulo Arti del Master di Studi e Politiche di Genere di Roma Tre, a partire dal suo ultimo testo Féminisme décolonial. Introduranno la lectio magistralis Ilenia Caleo, Serena Fiorletta e Isabella Pinto.
I temi che Françoise Vergès affronta nel proprio lavoro sono stati modellati dalla sua infanzia e adolescenza trascorsa nella postcolonia francese dell’Isola della Reunion, dove è cresciuta in una famiglia anticolonialista e comunista, e le sue esperienze di vita in diversi paesi. Dopo aver trascorso due anni nell’Algeria indipendente, è arrivata in Francia nei primi anni ’70 e ha lavorato come giornalista per una rivista femminista mensile e settimanale e come redattrice di “des femmes”, ed essendo attiva nelle lotte antirazziste e antimperialiste, si è interessata alla psicoanalisi. Le sue esperienze in Messico e negli Stati Uniti hanno ampliato la sua comprensione del capitalismo razziale, del sessismo e dell’imperialismo. Il suo lavoro dentro e fuori le istituzioni e il suo attivismo hanno costruito un approccio che cerca sempre di osservare una molteplicità di elementi. Il suo lavoro si concentra sui processi di decolonizzazione, del sé e del collettivo, da molteplici oppressioni e forme di sfruttamento. In Reunion, ha osservato le interconnessioni di razzismo, sessismo e colonialismo, gli strumenti della repressione statale, l’integrazione traumatica dei tropi razzisti, la violenza e la censura statali; in Francia, la negazione della storia coloniale; negli Stati Uniti, il razzismo profondo alla base di questo paese. A Roma, discuterà della sua concezione del femminismo decoloniale, il suo metodo e le sue pratiche, oltre che di decolonizzazione del museo e delle arti.