Nelle sale di WeGil, Short Theatre 2020 si immerge nel lavoro di Monira Al Qadiri, artista visiva del Kuwait, ospitandone tre video installazioni: DIVER, Behind the Sun e Travel Prayer
DIVER
Questa video installazione immersiva di Monira Al Qadiri rappresenta un nuovo capitolo nella sua ricerca di nessi storici tra il mondo prima e dopo il petrolio nel Golfo Persico. Per secoli l’economia delle regioni costiere si era basata sul commercio di perle decorative; suo nonno lavorava come cantante su una barca per la pesca delle perle. Con la scoperta del petrolio nel XX secolo, ha avuto luogo una grande trasformazione tra le società coinvolte e quella parte della storia è stata cancellata, relegata alla cultura popolare.
Il video si propone di colmare proprio quel vuoto tramite l’astrazione formale del colore; segue i movimenti di nuotatrici sincronizzate che eseguono coreografie su una canzone tradizionale della pesca delle perle e che indossano costumi dicroici che ricordano la lucentezza sia delle perle sia del petrolio. L’impiego dei loro corpi come ornamenti esplicita la collocazione di queste storie nella società contemporanea: sono un abbellimento, una decorazione. Allo stesso tempo, però, riflette il grande sforzo dell’artista di articolarli come una componente solida delle identità regionali tramite un’estenuante azione fisica.
commissionato da Durub Al Tawaya VI (Abu Dhabi), 9th Asia Pacific Triennial (Brisbane)
produzione Durub Al Tawaya (DAT), the performing arts program of Abu Dhabi Art, Warehouse421 Abu Dhabi and the Asia Pacific Triennial of Contemporary Art (APT) (2018)
ideazione e regia Monira Al Qadiri
produzione Ezzat Al Hamwi
direzione della fotografia Elias Trad
editing Vartan Avakian
coloring Belal Hibri
costumi Jasmina Popov-Locke
coreografia Isabelle Tan
danzatrici Isabelle Tan, Carly Athawes, Zsofia Péres, Daria Galkina
Behind the Sun
Dopo la prima Guerra del Golfo nel 1991, innumerevoli pozzi petroliferi in Kuwait vennero incendiati nel corso della ritirata degli eserciti invasori, come gesto finale di disprezzo. I mesi che seguirono, rispecchiarono la classica immagine dell’apocalisse biblica: la terra che sputava fuoco e il cielo nero catrame sembravano un ritratto dell’inferno, un’immagine quasi romanzata della fine del mondo. Essendo stata testimone diretta di questa realtà distopica, Monira Al Qadiri ha sentito la necessità di esaminarla come fosse un paesaggio della memoria che riafferma la sua importanza oggi.
Un filmato amatoriale su VHS dei pozzi in fiamme viene sovrapposto all’audio di monologhi tratti da programmi televisivi islamici dello stesso periodo. In quegli anni, la religione e in particolare l’Islam veniva rappresentato tramite la manifestazione di Dio nei miracoli della natura. Alberi, cascate, montagne, animali e insetti costituivano i contenuti di base dei media religiosi; per accompagnare le immagini, un narratore dalla voce profonda non recitava il Corano, bensì bellissime poesie arabe. Questa immagine olistica della religione è stata sostituita da interpretazioni socio-politiche delle scritture, così che le immagini della natura morente rappresentano altrettanto efficacemente la morte della natura nella religione. La conseguente trasformazione in nuovi, estremi immaginari rispecchia il ritratto in divenire della “fine del mondo”.
commissionato da Beirut Art Center, Beirut, Libano (2013)
ideazione, regia ed editing Monira Al Qadiri
filmografia Adil Al Yousifi (1991)
suono archivi della televisione del Kuwait
sound design Fadi Tabbal
Travel Prayer
“L’artista distilla in un breve intervallo di tempo la collisione epocale tra tradizione e tecnologia, cultura del deserto e capitale globale, che definisce sempre più gli Stati del Golfo. L’opera consiste in una stretta inquadratura su una corsa di cammelli che l’artista ha tratto da un programma televisivo, rallentata quanto serve per trasformare il galoppo in un volteggio”. Articolo di Stephanie Bailey su Artforum, maggio 2015.
Travel Prayer è uno studio sul progresso nel suo significato più ambiguo: un passo avanti è anche un passo indietro. I cammelli rappresentano una tradizione antichissima rimasta tragicamente impigliata nei meccanismi di uno sviluppo supersonico che ha investito il Golfo a partire dalla seconda metà del secolo scorso. I fantini robot per i cammelli sono stati inventati, infatti, in risposta a una legge del 2002 che ha proibito quella che in sostanza era diventata una tratta di bambini come fantini di cammelli che si svolgeva in Pakistan, India, Bangladesh e Sri Lanka. E l’impatto di tali trasformazioni così cariche di tensioni si è estesa anche sugli abitanti del Golfo: Monira Al Qadiri ha descritto Travel Prayer come un autoritratto, lasciando intendere che i temi storici ed etici sollevati dall’opera sono intrecciati con l’identità individuale tanto quanto lo sono con la cultura e la politica della regione.