di Luigi Noah De Angelis
In Manson di Fanny & Alexander, Andrea Argentieri interpreta in modo mimetico Charles Manson, un processo di incorporazione che riflette le caratteristiche del personaggio: labirintico, istrionico, manipolatore. Utilizzando materialo d’archivio, in particolare interviste audio e video, l0attore incorpora i ritmi, la gestualità spezzata e gli sguardi mutevoli di Manson, trasformandolo in una presenza che torna dal passato per sfidare apertamente il giudizio del pubblico convocato in un tribunale postumo.
Il regista Luigi Noah De Angelis ci consegna alcune note delle questioni che hanno alimentato la creazione dello spettacolo.
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Non ho niente contro nessuno di voi. Non posso giudicare nessuno di voi. Ma penso che sia il momento buono perché voi tutti cominciate a guardarvi, e giudichiate le bugie nelle quali vivete.
Voi non siete voi, siete solo dei riflessi, siete riflessi di tutto ciò che credete di sapere, di tutto quello che vi è stato insegnato.—Charles Manson, dichiarazione processuale
- Stare fuori dalla logica del giudizio.
- Allontanarsi dalle polarità binarie: bene/male, colpevole/innocente.
- Non farsi manipolare dalla narrazione colpevolista, né da quella santificatoria.
- Stare il più possibile concentrati sul perimetro ristretto di Manson, sul suo cerchio prossemico: la sua voce e il suo corpo, che sono anche la sua cella, la sua “think chamber”.
- Fare un bagno nella sua voce tramite ascolti ripetuti: cosa succede se un performer se ne fa attraversare senza filtri?
- Lasciarsi permeare dalle ferite che emergono dall’ascolto di questa voce.
- Osservare il corpo di questa voce, la sua espressione gestuale.
- Osservare l’epifania di Manson come rigurgito, sintomo di un riflesso che riguarda chi è dall’altra parte e lo sta giudicando.
- Ascoltare quello che ha da dirci, oggi. Come mai risuona così tanto col presente?
- Dividere lo spettacolo in due parti: la prima, che sia l’essenza proiettiva di una tesi accusatoria, la seconda che sia la sua autodifesa, senza filtri, senza alcuna cornice mitica o narrativa, ma un nastro di magnetofono incarnato.
- Portare la voce e il corpo di Manson fuori da cornici teatrali consolatorie: farli uscire di scena, portandoli nel presente.
- Allontanare ogni forma di pudore della recita.
- Cercare il bassorilievo invece che la copia o il calco esatto. Farne un’antenna significa passare per una sofferta e difficile incarnazione, perché richiede empatia con quella voce, ma allo stesso tempo risonanza interiore e rilancio. Se il performer empatizza con la sua matrice, con la grana della voce che lo attraversa nel tempo presente della performance, c’è un costo che permette a chi sta dall’altra parte di empatizzare a sua volta. E di riflettere.
- Sostiamo nei sintomi, invece che nell’affermazione o nella morale.
- Che lo spettatore possa testimoniare, porsi una domanda, prendere la sua posizione.
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We are sneaking in the county jail
looking under the door to see if the man is there.
Sneaking like little children out of town.
Sneaking all around the courthouse
sneaking in and out of the ventilator, sneaking everywhere.
Everything is sneaky up around sneak evil.
Everything we have to do to get to the truth has to be sneaky,
it seems a shame to sneak to get to the truth,
to make the truth such an evil dirty old nasty thing,
you got a sneak to get to the truth,
the truth is condemned,
the truth is in the gas chamber,
the truth has been in your stockyards,
your slaughterhouses.
The truth has been in your reservations,
building your railroads emptying your garbage,
the truth is in your ghettos and your jails
and your young love not in your courts
or your Congress where the old said judgment on the young,
but the hell do the old know about the young?
To put a picture of old George on the dollar and
tell you that he’s your father worshipping.
Look at the madness that goes on,
you can’t prove anything that happened yesterday,
now is the only thing that’s real,
you can try to prove that Columbus sailed on an ocean
but it’s not he same ocean it’s a different ocean
it’s a different world.
Every day, every reality is a new reality
every new reality is a is a new horizon,
a brand new experience of living.
I’ve got a note last night from a friend of mine,
he writes in this note that he’s afraid of what he might have to do
in order to save his reality as I saved mine.
You can’t prove anything!
There’s nothing to prove, every man judges himself,
he knows what he is
you know what you are as I know what I am,
we all know what we are, nobody can stand in judgment,
they can play like they’re standing in judgment
they can play like they stand in judgment and take you off
and control the masses with your human body
and they can lock you up in Penitentiary’s and cages
and put you on crosses as they did in the past,
but it doesn’t amount to anything,
what they’re doing is they’re only persecuting a reflection of themselves,
they’re persecuting what they can’t stand to look at in themselves,
the truth,
the can’t stand to look at the truth in themselves,
they persecute themselves,
they’re butchering themselves every time
they go on the freeway, they hate themselves.
Look at the signs: stop, go, turn here, turn there, you can’t do this,
you can’t do that, you can’t, you can’t, you can’t,
this is illegal, that’s illegal, everything’s illegal!
The police used to watch over the people,
now they’re watching the people.
The president doesn’t represent the people,
he should be on the roadside picking up his children, but he isn’t.
He is in the White House sending them off to war,
and you’re saying I have to pay for this again?
And again and again, I’ve got to pay for your sins,
how many times have I got to pay for your sins?
I’m getting tired, I’m getting tired…
The people you call my family were people that you didn’t want,
children that were alongside the road that their parents had kicked out
so I took him to my garbage dump and fed them and taught them that in love there’s no wrong.
Everything they’ve done they’ve done for love of brother.
“Charles Manson speaks the truth”, intervista televisiva.
Fanny & Alexander è una bottega d’arte fondata a Ravenna nel 1992 da Luigi De Angelis (regista, scenografo, musicista e lighting designer) e Chiara Lagani (drammaturga, autrice e attrice), che, dalla fusione di teatro, arti visive, musica, cinema e letteratura, realizza spettacoli teatrali, performance dal vivo, opere liriche e installazioni, coinvolgendo una rete in costante evoluzione di artisti di diverse discipline, la cui interazione dà luogo a una riflessione sulle relazioni tra tradizione e nuove tecnologie. Nel 2019, per Se questo è Levi, Fanny & Alexander ha ricevuto il Premio Speciale Ubu, e Andrea Argentieri il Premio Ubu come Miglior attore under 35. Nella stagione 2023/24 del Piccolo Teatro ha firmato, con Federica Fracassi, il progetto Trilogia della città di K., dall’omonimo romanzo di Ágota Kristóf.
TURBOLENZE è la sezione di CUT/ANALOGUE delle tracce, traiettorie, tragitti in forma di note, contrassegni, chiose dei/delle artist_. Assemblaggi agitati dalla creazione, diventano luogo di transito nello scintillio irrequieto e mescolato del fare.