COMBIN/AZIONI

Campi, Feeling e Coreopensieri da “Monumentum DA”

Cristina Kristal Rizzo e Diana Anselmo
La coreografa Cristina Kristal Rizzo e il performer sordx Diana Anselmo presentano a Short Theatre 2024 lo spettacolo Monumentum DA: un dialogo tra due generazioni artistiche che, attraverso l’espressione corporea e il movimento, rivendicano il potere creativo e politico della Lingua dei Segni. Qui, in esclusiva, una traccia del loro lavoro, nonché scia viva del loro processo creativo.

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Penultima sezione della coreografia

Dialogo tra Diana Anselmo e Cristina Kristal Rizzo nella forma di un’intervista.
Parte di questo dialogo è diventato una scena della performance Monumentum DA, durante l’unico momento in cui le voci delle performer si manifestano. A partire da questa matrice, l’intervista si riconfigura ogni volta dal vivo, mantenendo un contatto diretto con la realtà incarnata del momento e la traduzione simultanea in LIS.

Cristina Kristal Rizzo: Diana come stai? Com’è andata oggi?

Diana Anselmo: Come stai e com’è andata per te?

CKR: Mi hai raccontato che nei fatti non senti la musica come la sento io, questa cosa mi affascina e mi incuriosisce ogni volta che te lo sento dire. Cosa senti quando c’è una musica che suona? Inoltre, questo significa che condividiamo una qualità del silenzio altra quando siamo in scena insieme? Per me il silenzio è un’esperienza indescrivibile: non costituisce un “nulla”, bensì la possibilità che tutto possa apparire e basta!

DA: Chiedere cosa sento io è come chiedere cosa senti tu, o cosa sente chiunque. Chiaramente abbiamo due modi diversi di intendere la musica, sia a livello sensoriale sia immaginifico. Spesso la cosa migliore che posso dirti è che per me la musica non vuol dire niente, è come constatare che gli alberi hanno foglie verdi.
Per il resto non so descrivere a parole i suoni che sento, ma ho scoperto che non lo sanno nemmeno gli udenti. Non è così? Certe cose rimangono non scritte. La descrizione “vera” di quello che sento passa attraverso il movimento, com’è il caso di quando ho performato Le Sacre du Printemps (2022) con Xavier Le Roy.

CKR: La cosa interessante di questo nostro incontro è la qualità di vicinanza che ho percepito sin dal primo momento, quando ti ho visto performare a Berlino con Xavier LeRoy. Per me, è stata la scoperta di una lingua altra. Come è stato per te l’incontro con un corpo, quello di una danzatrice/coreografa, che mette in campo una modalità astratta e immaginifica di lavorare con l’espressione?

DA: Direi che per me il cambio di prospettiva più grande è stato quella di avere a che fare con movimenti che non fossero già vocaboli, ovvero quei movimenti del corpo che appoggiano l’azione parlata. Penso ad esempio all’Institutio Oratoria di Quintiliano nella parte in cui vengono elencati i gesti del buon oratore, incastonati comunque in una logica di senso (udente). Mentre i movimenti senza lingua (né parlata né segnata) sono stati per me un incontro veicolato dal tuo corpo, Kristal.

CKR: Ma puoi spiegarmi meglio come hai fatto per interpretare la partitura de Le Sacre du Printemps? Quanto tempo hai impiegato e con quali principi hai lavorato per tradurla per un pubblico sordo?

DA: Per trasporre il Sacre, o meglio quello che sentivo del Sacre, mi sono basato su una sua comprensione visiva. La musica è scritta negli spartiti, perciò li guardavo (non li leggevo mica!). Li guardavo come si guarda geroglificamente un linguaggio altro e sconosciuto. In base alle forme che quelle linee e punti assumevano, insieme a un repertorio di movimenti tratti dal bacino delle lingue dei segni – movimenti che non sono vocabolo ma significato – ho provato a trasferire la qualità sonora del mio sentire cocleare in una forma embodied. Anche qui, il modo migliore è vederlo.

Yvonne Rainer, Hand Movie (1966) Still da video.

CKR: Per me è stato molto importante condividere con te alcune memorie per farle riapparire nell’attualità del corpo, come per esempio No Manifesto di Yvonne Rayner. Che cosa ti dice quel Manifesto? Pensi che riappropriarsi del passato sia importante?

DA: È stato molto importante per me far tornare No Manifesto in un modo in cui non era mai apparso prima, ovvero tradotto in Lingua dei Segni. È interessante che le cose tornino come non sono mai state.

CKR: Puoi raccontarmi la storia della Lingua dei Segni? Com’è nata e che accoglienza ha avuto in Italia e nel mondo?

DA: Ah, in realtà sarebbe più esatto chiedersi com’è nata la lingua parlata! Sapevi che noi esseri umani abbiamo sviluppato le corde vocali solo dall’Homo Erectus in poi? Il nostro primo linguaggio è stato mimico-gestuale. Pensa quanti millenni abbiamo campato così 😉

CKR: Penso che l’umano abbia la possibilità di essere mondo attraverso la letteratura, la poesia. Ogni gesto è la manifestazione di una soggettività e tutte le entità viventi hanno questa possibilità. Com’è stato scrivere un testo insieme? Un testo che fosse parlante senza voce, che potesse esprimere un modo altro di percepire e di vivere?

DA: Un testo che parli senza voce, un testo segnato, è il riposizionamento non fonocentrico e non audista che abbiamo operato sulla scena. Per me è stato giusto. Niente orpelli emotivi, è stato solo giusto. Per me non è un modo “altro” di percepire, perché è il mio da quando sono nato.
Forse ho voglia di rigirarti la domanda: com’è stato per te?

CKR: Credo che anche io sia abituata a parlare senza voce in fondo nella scrittura coreografica, ma forse questo è meno importante da dire ora. Scrivere un testo, quel testo, ha nuovamente aperto per me i canali dell’immaginazione, senza l’impostura del dover significare altro da ciò che il corpo poteva dire. Come imparare il giapponese, credo.

Monumentum DA © Meliti Sara.

Ultima sezione della coreografia

Drumming di Steve Reich.

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Cristina Kristal Rizzo, è dance maker con base a Firenze, attiva sulla scena della danza contemporanea italiana a partire dai primi anni Novanta. Tra lɜ fondatorɜ dello storico collettivo Kinkaleri, dal 2008 ha intrapreso un percorso autonomo di produzione coreografica indirizzando la propria ricerca verso una riflessione teorica dal forte impatto dinamico, con una spinta di rigenerazione dell’atto creativo e di riflessione sul tempo presente, affermandosi come una delle principali personalità della coreografia italiana.

Diana Anselmo è performer, attivista ed essere umano improvvisato. Studente in Teatro e Arti performative allo IUAV di Venezia, durante la triennale in Sociologia inizia a conoscere il mondo delle arti performative lavorando al loro interno – e non ne vorrà uscire più. Performer in proprio ma anche con artisti del calibro di Xavier Le Roy, attivista sui temi del transqueerfemminismo intersezionale, presidente di Al.Di.Qua. Artists, prima associazione europea di e per artisti con disabilità ed anche membro più giovane del Cultural Advisory Board del British Council.


COMBIN/AZIONI è la sezione di CUT/ANALOGUE delle conversazioni, spazio per un materiale che si attiva in una reciproca implicazione. Campo di possibilità discorsive che si generano come mescolanze dinamiche tra soggetti, situate in un tempo, contingenti.

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