Per la coreografa Katerina Andreou, gli ambienti sonori delle sue performance, da lei stessa creati, rappresentano il principale strumento compositivo. Fungono da vera pista per il montaggio coreografico e la scrittura del corpo. Nella sua recente creazione Bless This Mess – che ha debuttato a Bruxelles al Kunstenfestivaldesarts lo scorso maggio – il costante rumore e la confusione del mondo diventano la forza motrice per il suo primo lavoro di gruppo.
Giocosità, assurdità, finzione e poesia emergono da questo stato mentale ed emotivo, manifestando un imperativo bisogno di agire e muoversi. Alcuni pensieri di Andreou mettono in luce le tensioni che animano la performance, presentata in prima nazionale a Short Theatre 2024, il 6 e 7 settembre, presso La Pelanda del Mattatoio.
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Bless This Mess si apre con una citazione, l’ultima frase di Le Vertigo, una composizione di Panrace Royer del XVIII secolo. È uno dei momenti più “metal” nella musica classica – o meglio musica barocca – già abbastanza veloce nel suo ritmo. Abbiamo aumentato i suoi BPM e allungato la sua ripetizione per renderla più insistente e pressante. La sua natura ostinata sembra corretta come un territorio in cui immergersi e un punto da cui partire…
Oggi considero la confusione un valido stato che porta alla creazione. Eliminare la confusione e tutti i sentimenti che ne scaturiscono, come paura, esitazione, rabbia e delusione non mi sembra più pertinente. Per non rimanerne paralizzata, ho dovuto renderla utile: è diventata uno strumento che uso per capire che tipo di fisicità mi interessa. Sincope, ritmo, spontaneità, letteralità di passi e gesti sono elementi della natura della nostra dance che sembra come una lunga immersione in una fisica che rimane comunque in superficie. Ballando in quel modo dà l’impressione di essere sature d’informazioni che la mente non ha nemmeno il tempo di processare. La nostra danza si basa su intensità e rumore costante, che abitiamo diventando il segnale principale di cui abbiamo bisogno per stabilire una connessione. Niente è veramente importante ma tutto diventa necessario.
Un metodo per sopravvivere a questa saturazione è la relazione. Sintonizzarsi e de-sintonizzarsi con lɜ altrɜ, e con il suono o con la sua assenza, in una partitura molto blanda. L’altro modo è tenere bene a mente la parola “punk”. Per punk non intendo l’estetica che il nome richiama né il movimento Punk come storia o contesto. Mi permetto di usare il termine per definire un tipo di rapporto con i limiti. Il termine mi si è incollato come un mantra personale per tutto il processo. Mi ispira forme di possibilità inedite che cerco, considerando la natura soggettiva di questo concetto che vive nell’esperienza. Nel mio piccolo, il punk diventa solo una strategia per tenere d’occhio le mie stesse trappole e allentare i limiti che mi impongo io stessa quando compongo a livello coreografico. O per auto-sabotare il mio stesso rigore, così da riuscire a cogliere momenti che penetrino fuori del mondo artificiale della scena.
Il rumore può essere ipnotico, e si può alzare il volume abbastanza da tenerci sveglie. In tal senso proviamo a fare rumore con il movimento, il silenzio, il suono, il respiro, oppure camuffandoci; ogni volta proviamo a diventare il megafono di un mondo interiore instabile e molto indaffarato. Quello che importa non è ciò che viene “detto” ma il corpo e la voce che ci vuole per farsi sentire.
Per favore non prestate attenzione al segnale. Notate piuttosto il nostro sforzo ad amplificare quello che c’è già, l’universo costruito da questa squadra di danzatrici attraverso questo processo, la sua interdipendenza e il suo desiderio di autonomia. Alla relazione che la danza può creare e all’energia che può essere generata quando la disperazione vira verso il piacere assurdo e la gioia di muoversi insieme. Please Bless This Mess.
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Katerina Andreou è nata ad Atene e vive e lavora in Francia. Il suo lavoro si sviluppa per ogni progetto su una pratica fisica specifica e ricerca possibili stati di presenza che risultano dalla costante negoziazione tra mansioni contrastanti o addirittura contraddittorie, finzioni o universi, che spesso si confrontano con la nozione di autorità e censura. Nel 2016 ha ricevuto il Jardin d’Europe Prize all’ImpulsTanz Festival con il solo A Kind of Fierce. Ha ideato il solo BSTRD (2018), il duetto Zeppelin Bend (2021) con Natali Mandila, la performance Rave to Lament (2021), e più recentemente Mourn Baby Mourn (2022). Al momento è artista associata al National Choreographic Center of Caen in Normandy for 2022-2024 e del Master Program EXERCE in CCN di Montpellier.
TURBOLENZE è la sezione di CUT/ANALOGUE delle tracce, traiettorie, tragitti in forma di note, contrassegni, chiose dei/delle artist_. Assemblaggi agitati dalla creazione, diventano luogo di transito nello scintillio irrequieto e mescolato del fare.