TURBOLENZE

Appunti da The Present is not enough

di Silvia Calderoni e Ilenia Caleo
The present is not enough è parte della programmazione di Short Theatre 2023. Qui le autrici condividono delle note di drammaturgia, proponendo un attraversamento di alcuni dei molti materiali alla base del lavoro. Sono repertori di foto, racconti e allusioni dalla comunità queer, il lavoro di David Wojnarowicz o le riflessioni di José Esteban Muñoz.

Pensiamo il tempo della performance come fosse una notte tumultuosa / un succedersi di emozioni, di stati / solo che non è la notte di una persona soltanto, ma è la notte di 100, di 1000 persone tutte assieme, tutto mescolato tutto compostato.
Poi arriva l’alba, il giorno che arriva –– per noi può essere quel mondo nuovo.

Il racconto di Samuel R. Delany in The Motion of Light in Water: Sex and Science Fiction Writing in the East Village, il racconto di quella notte calda.
Il parcheggio dei camion in fondo a Cristopher Street, vicino al fiume:

«Un paio di giorni dopo che Sonny se n’era andato, avevo programmato di scrivere solo fino al tardo pomeriggio, ma poi un improvviso acquazzone che si è trasformato in un temporale estivo mi ha trattenuto a trascrivere dal mio taccuino alla macchina da scrivere più a lungo di quanto avessi previsto. Così quando mi sono sdraiato per un sonnellino serale, mi sentivo soddisfatto, la giornata era stata migliore di quanto sperassi.
Mi sono svegliato, tardi, accaldato, all’erta, sono scivolato fuori dal letto, e ho acceso la luce. Che ora poteva essere? Non avevo voglia di tornare a dormire, allora mi sono messo i jeans, le scarpe da ginnastica, mi sono arrotolato le maniche della camicia, e sono uscito fuori. La strada era più fresca dell’appartamento. Impastato qua e là di acqua scura, già quasi asciutta, il marciapiede era vuoto. Erano probabilmente le undici passate, se non mezzanotte. Ho attraversato per prendere il vicolo e attraversare il Village, dirigendomi verso il waterfront. In Christopher Street, mi sono reso conto che era anche più tardi. Gli orologi intravisti dalle vetrine buie del negozio di liquori e della lavanderia mi confermarono che erano le tre passate.
All’una, alle due, l’attività tra i camion tendeva a diminuire, tranne nei fine settimana. E anche allora, qualcosa poteva sempre cambiare.
A volte camminare tra i furgoni e le cabine significava passare da un singolo incontro sessuale – con cinque, dodici, quaranta minuti in mezzo – a un altro singolo incontro sessuale. Altre volte infilarsi tra le gomme alte fino alla cintola e farsi strada tra le pareti lisce o a coste era invadere uno spazio a una saturazione libidica impossibile da descrivere a chi non lo conosceva.
Un gran numero di registx porno, gay e etero, hanno cercato di ritrarre qualcosa del genere – ora per l’omosessualità, ora per l’eterosessualità – e ha fallito perché cercavano di mostrare qualcosa di selvaggio, abbandonato, oltre il limite del controllo, mentre la realtà di una situazione del genere, con trentacinque, cinquanta, cento sconosciuti è estremamente ordinata, molto socievole, attenta, silenziosa e anche fondata su una certa cura, se non su una comunità. A quei tempi, dentro quei vicoli murati da furgoni, ora tra i camion, ora nel retro aperto del carico merci, il cazzo passava di bocca in bocca e di mano e in culo e in bocca senza mai interrompere il contatto con altre carni per più di qualche secondo; bocca, mano, culo passavano attraverso tutto ciò che gli veniva offerto, senza intervallo. Quando un cazzo se ne andava, per trovare un sostituto – bocca, ano, un altro cazzo – bastava muovere solo la testa, l’anca, la mano non più di un pollice, tre pollici.
Quella sera, poiché era tardi, poichè non era il weekend, mentre attraversavo la highway, non mi aspettavo di trovare granchè. Ma dato che l’attività aumentava sempre poco prima dell’alba, e la pioggia aveva trattenuto le persone all’inizio della notte, sono entrato in un tutto pieno.
Era entusiasmante; era estenuante; era tranquillizzante; ed era molto umano».

L’utopia dei corpi. Del cruising, cerchiamo di ritrovare: il modo dello sguardo / il disporsi dei corpi / la potenzialità di quella comunità di corpi senza norma. Che scrittura può diventare?

Non ricostruire, non documentare. Anzi. Ci interessa tutto questo proprio perchè è qualcosa di cui non abbiamo per niente esperienza, in quanto donne*/(socializzate donne) lesbiche. Ci interessa trattare una materia di cui non abbiamo esperienza diretta, che non può dunque per noi essere documentata. Ciò che sappiamo, lo abbiamo imparato o intuito attraverso i nostri amici e lx fratellu frocie, dai loro racconti o allusioni. Un mondo parallelo che per noi è inaccessibile. A cui accediamo solo attraverso, per comunanza di affetti.

Come si mette in scena l’utopia? cioè, come mettiamo in atto l’utopia?
[noi che non facciamo figli* / noi che pratichiamo lo sciopero riproduttivo: come pensiamo il futuro?]
vd. Josè Esteban Muñoz, The Then and There of Queer Futurity, 2009

∴ Zone di scrittura ∴

§
sgocciolamenti

Pensare che le cose si formino, con la loro temperatura emotiva, stiano un tempo e poi arrivi il buio, tutto insieme, e si continua nel buio a fare accadere a muoversi, muovere i fari tutti assieme e poi verso gli occhi del pubblico c’è qualcosa e poi qualcos’altro e poi ancora qualcosa.

∴∴∴

§
effervescent body

Lavorare su uno stato di eccitazione di caricamento che carica anche l’ambiente (stare al sole tuttx nudx) / che poi diventa uno struggimento (la figura con le buste) che sprofonda nel buio della notte / in un’intimità tra sconosciuti / che va in una zona ambigua o perturbante (l’alluce del serpente sulla sedia, il polpo che sputa tra le gambe) / e poi i denti marci, Wojnarowicz che si vuole suicidare, il buco di eroina / e poi ancor tuttx nel tremore insieme in piedi nel sole dietro il muro / poi l’imprevisto, qualcosa di repentino / c’è anche la possibilità della paura, con il suo rischio e la sua adrenalina / divento solx / e poi ritrovarsi nel mucchio, in un tutto pieno della massa dei corpi / quella gioia estenuante, essere estenuatx.

∴∴∴

§
un attimo prima della rivoluzione

i culi / Pier 9000
è il momento prima della rivoluzione, ma invece di abbassarci il passamontagna ci abbassiamo le braghe
è un tutto pieno
un pieno di potenza di desiderio
caricare eroticamente lo spazio
è il tutto carico di futuro di Muñoz

Pratiche:
*con la mente spostare anche solo di qualche millimetro le sedie intorno, anche solo di qualche millimetro;
*levitare –– sollevarsi con i corpi dal pavimento, anche in maniera impercettibile;
*creare degli unisoni imprevisti, in controtempo, che fanno curvare improvvisamente il tempo.

Un frammento, una sezione della foto di Frank Hallam: popolare tutto lo spazio sentire tutti i corpi attorno. Non è una scena naturalistica del prendere il sole. Qualcosa accade / un’attività è in corso.

Pratica: pensare qualcosa, fare le tabelline, ripercorrere una strada conosciuta passo per passo, recitare a mente una poesia a memoria, rivedere un film scena per scena, descrivere qualcosa che conosco bene (la mia stanza), cose così.

∴∴∴

§
infestare, luccicare

Far arrivare gli spettri, invocarli con dolcezza, niente di luttuoso / chiamarli per fare un party tuttx assieme / non c’è nostalgia ma un rimettere in scena, un desiderio struggente che il passato ridiventi futuro / vedere il passato per la prima volta, per la primissima volta, come fosse un futuro.

Stato di eccitazione = pieno di possibilità di tutte cose che possono accadere di tutto futuro di tutti i futuri possibili tutti aggrumati insieme.
Un bagliore ultraterreno.

Lo spettro del sesso in pubblico, che c’è sempre ma non si vede, che vive tra le pieghe, negli interstizi della temporalità maggiore [Josè E. Muñoz].

Infestare il presente di altre temporalità.

Tutto il baluginare, lo scintillare, il luccicare / il baluginio dell’acqua, del fiume, che ci fa intravedere, solo per un attimo / riflessi dell’acqua, diffrazioni, di acqua che scorre, ma quest’acqua è l’Hudson, carica di sostanza tossiche di canali di scolo di petrolio e gas e residui industriali e tutti i resti liquidi di New York City che ci gocciolano dentro, non c’è niente di puro o di limpido.

Nessuna purezza è possibile. E neanche la vogliamo.

∴∴∴

§
spazio-affetto

Non psicologia, ma: spazio / gli edifici che collassano / l’estetica del collasso – Jack Halberstam / dello spazio lasciato vuoto che è un pieno di possibilità.
Lo spazio come strumento anti-psicologico nella composizione.
Ciò che è dentro è fuori.

Rovine. Le rovine non sono davanti a noi; non sono uno spettacolo né un oggetto d’amore. Sono un’esperienza in sé [Derrida, Memoirs of the Blind] i detriti le rovine un mondo a pezzi / la memoria che si apre come un occhio, come un buco, una cavità ossea il taglio nel capannone di Gordon Matta-Clark dei Piers di NYC / capannoni abbandonati che diventano immensi battuage nello spazio urbano.
Quel non controllato dentro la città. L’ambiente – che rende i corpi fuori contesto, non immediatamente codificabili. L’ambiente / lo spazio – vale come i corpi come e storie come le immagini come gli stati emotivi. È forse uno degli stati emotivi senza nome? Come renderlo una forza drammaturgica che agisce nella scena (senza costruire una scenografia)?

L’eredità artistica e sessuale dei moli di New York. Pier 18, Pier 34, Pier 46.

I Buchi: vedere i corpi da fessure, da muri mezzo diroccati, da finestre. Guardare dal buco, da sopra una staccionata, da una finestra. Lo spazio che diventa inquadratura. Studio sulle inquadrature, creazione di cornici, di frame anche materiali. Intravedere diversi livelli: un corpo dietro un muro con dietro una stanza che si apre.

Smell the flowers while you can [D.W.]

∴∴∴

§
gli occhi

«È così semplice: l’uomo senza occhio contro un muro che sta per crollare, il sottile deterioramento del tempo, dell’ombreggiatura, delle immagini incise su muri che si sfaldano.
Guarda il profilo pacato della testa di cane ingessata, semplice come il tonfo di un pesce in un sogno, e poi il buco nel muro più avanti, che incornicia un cielo frastagliato brulicante di riflessi d’argento e di luce.
Così semplice, l’apparizione della notte in una stanza piena di estranei, il labirinto di corridoi che vagava come in un film, il fratturarsi dei corpi dall’oscurità alla luce, il rumore dei motori degli aerei che si affievolisce in lontananza.
È l’apparizione della drag queen nella caffetteria del pontile che si gira verso uno sconosciuto e fa un sorriso timido e seducente che rivela una bocca di denti marci.
È la semplice sensazione di voltarsi lentamente, sentire il respiro di un altro corpo in una stanza tranquilla, l’immobilità infranta da un’unghia che sfrega contro la linea del colletto».

[Wojnarowicz, Close to the Knives]

Pratica / partiture per occhi:
aprire chiudere gli occhi
mettere in partitura la visione
chiudere per inter|rompere la visione
chiudere gli occhi nel mentre di un’azione, ma non è uno sguardo verso il dentro, anzi: si potenzia verso il fuori
sbattere velocemente le palpebre
fare cose con gli occhi
creare il buio dopo la tanta luce, e viceversa


Calderoni-Caleo si incontrano nel 2012 al Teatro Valle Occupato in Animale politico project di Motus e iniziano un progetto comune tra residenze artistiche, atelier di ricerca e performance. Dal 2018 sono docenti allo IUAV di Venezia. Nel 2019, danno vita a KISS, spettacolo con 23 performer. Per la Queering Platform di Hong Kong curano il progetto nomade “SO IT IS”. Nel 2022 realizzano l’installazione Pick Pocket Paradise per il Castello di Rivoli (TO). Sono advisor al Padiglione Italia – Biennale Architettura 2023.

Silvia Calderoni è attrice, performer e autrice. Si forma artisticamente con il Teatro della Valdoca e dal 2006 fa parte della compagnia Motus. Al cinema è protagonista di La leggenda di Kaspar Hauser (2012) di Davide Manuli e Moonbird (2022) di Rä Di Martino. Dal 2023 è consulente artistica di Sherocco Festival (Ostuni).

Ilenia Caleo è performer, attivista e ricercatrice. Filosofa di formazione, si occupa di corporeità, epistemologie femministe e forme del lavoro culturale. Lavora come dramaturg e ha pubblicato Performance, materia, affetti. Una cartografia femminista (2021). Attivista nei movimenti dei commons e queer-femministi, è cresciuta politicamente e artisticamente nella scena dei centri sociali.


TURBOLENZE è la sezione di CUT/ANALOGUE delle tracce, traiettorie, tragitti in forma di note, contrassegni, chiose dei/delle artist_. Assemblaggi agitati dalla creazione, diventano luogo di transito nello scintillio irrequieto e mescolato del fare.

Vedi anche

Body Farm, la chiamata del corpo

Attilio Scarpellini in dialogo con Silvia Rampelli / Habillé d’eau, su Body Farm ospitato al Monte dei Cocci per Short Theatre 2023

Il posto di tutto il possibile

Giulia Crisci in dialogo con Nacera Belaza, coreografa franco-algerina sarà a presente a Short Theatre 2023, con il suo lavoro L’Envol.

Elogio della vita a rovescio

Materiali, che sono rimasti fuori dal montaggio finale del lavoro, di Elogio della vita a rovescio / Tre Storie, di Daria Deflorian.