ECOTONI

Sensitività Barometrica

Jane Bennett
Traduzione di Piersandra Di Matteo
Nel suo ultimo libro Influx & efflux, la filosofa politica Jane Bennett, interroga l’agency umana in un mondo che pullula di potenti influenze non umane. Si riferisce ai movimenti quotidiani con cui tali influenze entrano nei corpi, ne infondono e confondono l’organizzazione, per poi uscirne, trasformate in qualcosa di nuovo.
Attraverso lo studio della produzione letteraria di Walt Whitman, Bennett ripensa la nozione di “simpatia” – ricorrente nei testi poetici e nella prosa dell’autore americano – non solo come uno stato d’animo umano ma come una corrente di “affetto” che circola nell’atmosfera, connettendo esseri e cose; come un dolore contagioso da cui si è pervasi; o, sul versante del piacere, come un’attrazione sensuale tra corpi; o come una qualità non giudicante e senza preferenze, imparziale come la gravità; o anche come una “sensitività barometrica”.


Nel settembre 1846, quando era ancora redattore del Brooklyn Daily Eagle, Walter Whitman pubblicò una delle sue storie. One Wicked Impulse! A Tale of a Murderer Escaped narra di un giovane ipersensibile di nome Philip, che, catturato e fomentato da una serie di influenze complesse, uccide l’avvocato che aveva molestato sessualmente sua sorella e li aveva ingannati, sottraendo loro l’eredità. L’atto omicida di Philip era in qualche modo collegato, ci viene detto, alla sua «acuta sensibilità verso l’accadere […] egli notava […] ogni minima differenza nell’abbigliamento del gruppo di lavoratori portuali, si chiedeva se ricevessero un salario sufficiente a vivere dignitosamente, e se le loro famiglie potessero fare altrettanto, — e se avessero famiglie o meno, cosa che cercava di capire dall’aspetto»(1). La tempra sensibile di Philip gli permette di intercettare non solo i segnali sociali più sottili, ma lo rende altamente suscettibile al “vortice di influenze” (whirl of influences) del tempo. L’omicidio avviene durante una tempesta:

Proprio il tumulto degli elementi, il rullo aspro del tuono, il battito vendicativo della pioggia e il feroce bagliore del fluido selvaggio che sembrava scatenarsi nella ferocia della tempesta intorno a lui, accese una strana furia simpatetica nella mente del giovane. […] Tutto questo vortice di influenze colpì Philip con sorprendente rapidità.

L’omicidio avviene, quindi, non solo perché Philip era infiammato dall’ingiustizia e pervaso dal dolore della sorella, ma anche perché era preso in una “furia simpatetica” (sympathetic fury) col vento, anche perché era sotto l’influenza dell’alcol, e anche perché era spinto da un coltello aguzzo la cui «lunga lama affilata, impaziente di compiere il suo lavoro sanguinario, si aprì di scatto». Come farà in Song of the Broad-Axe, Whitman qui sottolinea la dimensione distribuita della capacità di agire: la pugnalata dell’avvocato è un atto i cui agenti e impulsi sono molteplici(2).
Philip viene assolto dal crimine ma rimane terribilmente tormentato dal senso di colpa, finché una mattina si sveglia e si scopre pervaso da una calma che proviene dall’esterno, «dal bagliore del fiume Hudson», dalla «tenera spiga piegata dalla brezza mattutina», dal «profumo inebriante» degli alberi di mele. È nuovamente sotto l’influenza del tempo della giornata e ancora una volta il suo umore si trasmette nel suo corpo-anima. Questa volta simpatizza non con la furia di una tempesta ma con la quiete di una bellissima giornata di sole, Philip partecipa a una corrente di accettazione incondizionata:

Mentre Philip osservava, il sacro potere calmante della Natura — lo spirito invisibile di tanta bellezza e tanta innocenza si fuse nella sua anima […]. Non c’erano sguardi accusatori nei volti dei fiori, né negli arbusti verdi, né nei rami degli alberi. Loro […] senza fare distinzione tra i figli dell’oscurità e i figli della luce […] lo trattavano con gentilezza […]. Involontariamente, si chinò su un ramo di rose rosse e le prese delicatamente tra le mani — quelle mani assassine e insanguinate! Ma le rose rosse né appassirono né persero la loro fragranza. E mentre il giovane le baciava e faceva cadere una lacrima su di esse, a lui sembrava di aver ricevuto pietà e simpatia persino dal Cielo.(3)

© Bernacca Fulvia dal progetto Sereno

Ma descrivere l’influsso del fiume scintillante, della spiga che ondeggia o delle rose profumate come una corrente di “pietà” potrebbe non essere il temine più corretto. Dico questo perché queste influenze non si impongono sopra Philip, guardandolo dall’alto e avendone compassione: lo accolgono piuttosto, lo accettano senza giudizio come un’entità complessa che non ha bisogno di esercitare pietà o perdono. Nelle parole di By Blue Ontario’s Shore: «E non giudica come giudicano i giudici, ma come il sole che cade da ogni lato su una cosa indifesa»(4). Questo giudizio solare o noncuranza è praticato anche dalla magnanima Terra di A Song of the Rolling Earth:

Non è patetica, non scende a compromessi, […]
Non fa distinzioni, […]
Non rifiuta nulla, non esclude nessuno(5)

Anche il clima ha imparato questa “profonda lezione dell’accoglienza”, che è rispondere senza “preferenza, né diniego”(6). In One Wicked Impulse, quindi, la simpatia non è esclusivamente un travaso tra esseri umani, ma tra gli uomini, un coltello, l’alcol, il vento e la pioggia in preda alla furia, un fiume scintillante, le foglie di grano che si inchinano dolcemente e i fiori profumati. Durante una buona giornata, Philip entra in ciò che Whitman altrove chiama «il Sì universale e affettuoso della terra»(7). In una brutta giornata, uccide l’avvocato.
Possiamo ancora una volta vedere lo spostamento di Whitman dalla simpatia come sentimento morale a una forma di affettività naturalistica, non-esclusivamente-umana, quando seguiamo lo sviluppo della frase “un tipo curioso di simpatia”. Una variante della già menzionata “strana e indescrivibile simpatia per ogni sofferenza, crimine, ignoranza, deformità”(8), la frase “un tipo curioso di simpatia” appare almeno tre volte negli scritti di Whitman. In un editoriale del 1846 per il Brooklyn Daily Eagle, si riferisce all’amore fraterno e sororale: “Esiste un tipo curioso di simpatia […] che sorge nella mente di un giornale con il pubblico che serve. Arriva ad amarlo. La comunione quotidiana crea una sorta di fratellanza e sorellanza tra le due parti”. Nel 1860, quando la frase appare nel poema Enfants d’Adam n. 3, il luogo di questa curiosa simpatia si è spostato dalla “mente” umana alla “mano”” e alla “carne nuda” dei corpi:

Oh mio corpo! Non oso abbandonare i tuoi simili in altri uomini e donne, né le somiglianze delle tue parti,
[…]
Capo, collo, capelli, orecchie, lobi e timpano degli orecchi,
Occhi, ciglia, iride dell’occhio, sopracciglia e l’apertura o la chiusura delle palpebre,
Bocca, lingua, labbra, denti, palato, mascelle e articolazioni delle mascelle,
Naso, narici e setto nasale,
Guance, tempie, fronte, mento, gola, nuca e articolazione del collo.
[…]
La curiosa simpatia che si prova quando si tocca con la mano la nuda carne del proprio corpo o del corpo di un’altra persona.(9)

Quell’ultima riga riappare, infine, nell’edizione del 1891-92 di I Sing the Body Electric. E questa volta, «la carne nuda del proprio corpo o del corpo o del corpo di un’altra persona» è stata sostituita con l’espressione più astratta e impersonale “il corpo”:

La curiosa simpatia che si prova quando con la mano si tasta la carne nuda del corpo,
I circoli di fiumi della respirazione, l’inspirazione e l’espirazione(10).

La simpatia è ora diventata simile a un circuito d’acqua, respiro, o elettricità che passa tra i corpi. La scena del suo agire include molto più che il sé sentimentale della compassione. Giuseppe Nori ha sostenuto che il trattamento della simpatia proposto da Adam Smith ha ampliato il campo della sua operatività dai confini ristretti della pietà alla “condivisione di una passione qualsiasi. […] Attraverso la proiezione immaginativa, il sé era in grado di esperire allo stesso tempo una perdita e una fusione dell’identità. Questo processo di identificazione si basava sul potere simpatetico del sé, proprio perché quel sé conteneva il potenziale della sua stessa cancellazione psicologica nell’altro” . Whitman, si potrebbe dire, espande ulteriormente il campo della simpatia, al di là dei confini del sé, oltre la “proiezione immaginativa” o l’“identificazione” psicologica. La sensibilità barometrica evidenziata da Whitman in One Wicked Impulse! non può essere descritta attraverso quelle nozioni: sia perché è più corporea e materiale, sia perché le parti coinvolte nella relazione includono non solo le persone, ma anche le forze climatiche e i piccoli oggetti di tutti i giorni.

© Bernacca Fulvia dal progetto Sereno

Estratto da Jane Bennett, Influx & efflux. Writing up with Walt Whitman, Duke University Press 2020, pp. 38-41.


NOTE

(1) Walter Whitman, One Wicked Impulse! A Tale of a Murderer Escaped.
(2) Questo potrebbe essere il motivo per cui, rispetto all’accento posto da Elisabeth Anker sulla dimensione melodrammatica come “potente discorso politico che intensifica la sofferenza e catalizza il sentimento nazionale per legittimare la violenza dello stato”, Whitman qui metta in evidenza il suo potenziale contro-culturale e democratico. Si veda Elisabeth Anker, Orgies of Feeling: Melodrama and the Politics of Freedom, Duke University Press, 2014.
(3) Walt Whitman, One Wicked Impulse! A Tale of a Murderer Escaped.
(4) Walt Whitman, Un canto della terra che ruota, in Foglie d’erba, a cura di E. Giachino, Einaudi, Torino 1993, p. 283.
(5) Ivi., p. 217.
(6) Walt Whitman, Canto della strada, ivi., p. 183 (traduzione in parte modificata).
(7) Walt Whitman, Talbot Wilson, in Grier, The Collected Writings of Walt Whitman, vol. 1, p. 64.
(8) Walt Whitman, Sympathy, in Grier, The Collected Writings of Walt (9) Whitman, vol. 3, p. 963.
(9) Walt Whitman, Figli di Adamo, in Foglie d’erba, cit., pp. 125-127.
(10) Walt Whitman, Canto il corpo elettrico, in Foglie d’erba, cit., p. 127.
(11) Giuseppe Nori, The Problematics of Sympathy and Romantic Historicism, in Studies in Romanticism 34 (primavera 1995): 7.


Jane Bennett, filosofa e teorica politica, insegna alla Johns Hopkins Univesity School of Arts and Sciences. Editor della rivista “Political Theory” dal 2012 al 2017, è tra le maggiori teoriche del materialismo vitale, nota per il suo lavoro su natura, etica e affetti.
Tra le sue pubblicazioni ricordiamo The Enchantment of Moden Life: Attachments, Crossings and Ethic (Duke UP 2010) e il seminale Vibrant Matter. A Political Ecology of Things (Duke UP 2010), di recente uscito in italiano per i tipi di Timeo.


 © Bernacca Fulviadal progetto Sereno


ECOTONI è la sezione di CUT/ANALOGUE che apre agli immaginari provenienti da altri mondi concettuali, discorsivi, materiali, in “forma di estratto”. Funge da transizione tra ecosistemi adiacenti suggerendo spostamenti graduali, nella tensione oscillatoria dell’in-tra.

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