ECOTONI

Ascoltare ed essere ascoltati

di Brandon Labelle
Traduzione di Piersandra Di Matteo
Presentiamo un estratto introduttivo dal libro appena pubblicato, Giustizia Acustica. Ascoltare ed essere ascoltati, di Brandon Labelle. Si tratta del secondo volume della serie Short Books, collana editoriale nata dalla collaborazione tra NERO e il festival Short Theatre, rivolta all’intreccio tra estetica, pensiero critico e pratiche performative. È un compendio della ricerca di Brandon LaBelle sull’acustica e sulle sue ripercussioni politiche e sociali, tradotto dalla lecture Acoustic Justice: Listening, Performativity, Community, che ha avuto luogo negli spazi di Errant Bodies (Berlino, 25 marzo 2023) . L’idea di Giustizia Acustica ispira e informa anche la Stanza Acustica, spazio dedicato dal festival ad una pluralità di ascolti tra lavori sonori, podcast e sperimentazioni vocali, nel tentativo di esercitare un’attenzione critica a voci e suoni situati spesso ai margini dal regime dell’udibile.


Mi interessa affrontare la questione dell’acustica e i modi in cui questa influisce sulla capacità di agire individuale e collettiva. È un interesse motivato dal riconoscimento della gioia e dell’urgenza che riscontriamo nell’ascoltare e nell’essere ascoltati. In diversi contesti e comunità, situazioni e scenari, sono di continuo colpito da quanto le forme di ascolto siano vitali e informino le nostre vite. Come possiamo coltivare e favorire l’ascolto, e la nostra capacità di prenderci cura delle persone e delle cose intorno a noi? Come farlo nel quotidiano, negli ambienti lavorativi, nelle lotte sociali e nei dibattiti politici? Questa è la questione fondamentale alla base della giustizia acustica.
Se la progettazione acustica (acoustic design) è per lo più una pratica professionale che contribuisce alla pianificazione urbana e alla costruzione di architetture specifiche, come sale da concerto o studi di registrazione, qui mi concentro sull’acustica come insieme di azioni e pratiche attraverso cui modificare e risintonizzare i propri ambienti e contesti, supportando il movimento di determinati suoni. Questi atti possono essere colti nella loro tensione contraria all’ordine prestabilito dell’udito, che Roshanak Kheshti definisce come «regimi di auralità».(2)
Nel prendere in considerazione questa prospettiva, tratto l’acustica come una questione politica. Se la consideriamo un insieme di pratiche materiali e sociali che condizionano o permettono il movimento dei suoni, spesso a sostegno dell’articolazione di particolari punti di vista o desideri, si può infatti cogliere il suo impatto sulle esperienze di partecipazione e appartenenza, nel definire quale voce può risonare in determinati contesti e in che modo. A partire da questi presupposti, intendo l’acustica come «partizione dell’udibile», seguendo le teorie politiche di Jacques Rancière, secondo cui «la politica ha per oggetto ciò che può essere visto o ciò che può essere detto, chi ha la competenza per vedere e la qualità per dire; la politica ha per oggetto la proprietà degli spazi e i possibili del tempo».(3) In quanto partizione dell’udibile, l’acustica contribuisce a definire cosa o chi ascolta, nonché le modalità attraverso cui l’ascolto impatta sui processi di auto-orientamento e autodeterminazione. Questo implica l’interesse a comprendere come l’orientamento viene elaborato in quanto processo di posizionamento spaziale e sociale, e come ci si posiziona in relazione a specifici ambienti, sistemi istituzionali e inclinazioni politiche.
Focalizzarsi sull’acustica – che include le articolazioni e i riverberi della voce, i movimenti vibrazionali e risonanti delle ecologie sociali, le produzioni e manifestazioni culturali e simboliche del suono e della musica – permette l’emersione e l’approfondimento di diverse dinamiche di relazione. Secondo questa prospettiva, il suono si presenta come un medium profondamente relazionale, capace di facilitare le connessioni sociali, i processi di sincronizzazione e de-sincronizzazione, accordo e interruzione, in un movimento tra sentire e percepire, udito e tatto, consonanza e dissonanza, armonia e cacofonia: articolazioni che forniscono un quadro convincente per esplorare questioni di relazionalità e uguaglianza sociale.
In questo senso, l’acustica può essere intesa come uno spazio critico per una politica dell’ascolto rivolta agli immaginari e alle ideologie che agiscono sulle nostre abitudini. Kheshti sottolinea che i regimi di auralità richiedono particolari modalità di ascolto, stabilite o imposte a partire da determinate concezioni dell’«ascoltatore ideale», che predispongono le modalità per trarre sostegno e piacere da ciò che ascoltiamo. Tuttavia, l’auralità non è mai statica: è sempre possibile trovare traiettorie inaspettate e modi diversi di ascoltare, ritracciando o disturbando le traiettorie acustiche poste di fronte a noi.
L’acustica solleva una serie di domande, come, ad esempio: quali tipi di disposizioni materiali, spaziali o sociali sono messe in atto per facilitare il movimento di un certo suono? Per sostenere l’articolazione o la risonanza di alcune voci e dei loro significati? In che senso l’acustica funziona per accogliere desideri condivisi, o per ostacolarne la circolazione? Quali forze o forme acustiche consentono alla propria voce di risuonare all’interno di particolari spazi o istituzioni, e quali contribuiscono alle lotte per il proprio riconoscimento? E ancora, come ci si colloca all’interno di economie e storie acustiche in gioco in contesti specifici?
Nel tentativo di esplorare le questioni sollevate, penso l’acustica come lo spazio per concepire nuovi approcci al riconoscimento sociale e alla creazione di mondi collettivi, come un percorso per riflettere sulle diverse forze che plasmano i movimenti delle persone. Da queste riflessioni si arriva al concetto di giustizia acustica. Si tratta di tenere in ampia considerazione prospettive micropolitiche e macropolitiche: dalle questioni relative all’accesso e all’equità alle preoccupazioni etiche che si manifestano quotidianamente, dall’attenzione verso lə altrə alla comprensione di come l’acustica svolga un ruolo cruciale sul piano legale e della governance, ad esempio nelle aule di tribunale o in classe, contribuendo a stabilire le regole dell’udibilità e le norme che influenzano le percezioni. La giustizia acustica abbraccia questioni legate agli spazi e agli affetti, all’uguaglianza sociale e alle forme di riconoscimento, partendo da come l’ascoltare e l’essere ascoltati siano vitali per un’ecologia politica della cura e del rispetto reciproci.


NOTE

(1) La lecture e la pubblicazione sono stata realizzate nell’ambito del progetto Radio That Matters, finanziato dall’Unione Europea.

(2) Roshanak Kheshti, Modernity’s Ear: Listening to Race and Gender in World Music, New York University Press 2015, pag. xix.

(3) Jacques Rancière, La partizione del sensibile. Estetica e politica, trad. di F. Caliri, DeriveApprodi 2016, pag. 16-17.


Brandon LaBelle è un artista, scrittore e teorico statunitense di base a Berlino. Il suo lavoro si concentra su agentività sonora, comunità, pirate culture ed estetica, traducendosi in iniziative extra-istituzionali e collaborative. Nel 2021 fonda The Listening Biennial e la relativa Academy, di cui è direttore artistico. Nello stesso anno lancia anche The Pirate Academy, piattaforma educativa sperimentale incentrata su pratiche poetiche e pedagogiche collettive. Nel 1995 crea Errant Bodies Press, progetto editoriale indipendente dedicato ad arte sonora e performatività, ricerca artistica e pensiero politico contemporaneo. Tra le sue pubblicazioni, Dreamtime X (2022), Acoustic Justice (2021), The Other Citizen (2020), Sonic Agency (2018), Lexicon of the Mouth (2014), Acoustic Territories (2010, 2019) e Background Noise (2006, 2015).


L’immagine è tratta da Mariana Santos, Surdo, Logo Existo! (Sordo, quindi esisto!), spettacolo teatrale per non udenti incentrato sulla storia della lotta delle comunità Sorde, Teatro Guaíra, settembre 2019.

ph Gilson Camargo 


ECOTONI è la sezione di CUT/ANALOGUE che apre agli immaginari provenienti da altri mondi concettuali, discorsivi, materiali, in “forma di estratto”. Funge da transizione tra ecosistemi adiacenti suggerendo spostamenti graduali, nella tensione oscillatoria dell’in-tra.

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