La scrittura coreografica può intaccare il dominio delle rappresentazioni neocoloniali che investono in corpo nero? Possono le pratiche performative essere uno strumento per decostruire il “processo di lattificazione” (Franz Fanon) che impone la cultura e la morale occidentale alle soggettività afro-diasporiche? È possibile trasformare radicalmente il senso comune attingendo ai repertori del pop e agli immaginari dell’underground?
Con approccio intersezionale, la ricercatrice Francesca De Rosa dialoga con la coreografa Cherish Menzo sulla sua pratica artistica interessata a stigmatizzare, con un preciso orizzonte estetico, le relazioni di potere, gli stereotipi di genere e le forme di oggettivazione del corpo nero (femminile e non solo), rintracciando i legami tra repertori sottoculturali, pensiero filosofico e forme di vita. Coreografia, dimensione visuale, rap e agency sessuale, studi astronomici diventano tattiche compositive per decentrare l’umano e re-immaginare il corpo in una convergenza postumana.